La Baia in fuga nel bunker anti-atomico

La Baia in fuga nel bunker anti-atomico

The Pirate Bay continua a rifuggire le minacce dell'industria dei contenuti. Il posto al momento più sicuro è un ex-bunker riconvertito in datacenter. Poi si vedrà
The Pirate Bay continua a rifuggire le minacce dell'industria dei contenuti. Il posto al momento più sicuro è un ex-bunker riconvertito in datacenter. Poi si vedrà

Non c’è pace per la sfortunata avventura di The Pirate Bay , il vessillo più in vista della “pirateria” e della condivisione non autorizzata dei contenuti digitali braccato dall’industria dei contenuti con cause legali milionarie, minacce e una vera e propria caccia al provider che oramai si estende da una parte all’altra dell’Europa. Dopo il temporaneo hosting su server ucraini la Baia è costretta a spostarsi ancora , approdando infine in un bunker anti-atomico da cui non dovrebbe essere tanto facile sradicarla in tempi brevi.

Il nuovo trasferimento è frutto del precedente setup dell’infrastruttura del portale, basata come detto in Ucraina ma dipendente dal traffico diretto dall’ISP dei Paesi Bassi NForce a sua volta usufruente dei servizi del carrier olandese Leaseweb . In questo complesso transito di Megabit ci si è a un certo punto infilata BREIN, la ben nota organizzazione dell’anti-pirateria olandese che ha inizialmente richiesto a Leaseweb di bloccare la fornitura di banda necessaria alla permanenza online di TPB.

Ma Leaseweb ha opposto un rifiuto alla richiesta : nonostante sia politica dell’azienda non permettere l’hosting di siti di torrent sul suo network, sul resto del traffico (incluso quello di TPB) non avrebbe alcuna responsabilità. BREIN ha allora cambiato target e si è rivolta direttamente a NForce, riuscendo in questo caso a spuntarla facendo disconnettere ancora una volta la Baia da Internet rendendola globalmente inaccessibile .

Questa ennesima azione anti-Baia di BREIN viene indicata come un precedente importante e potenzialmente molto pericoloso per tutti gli altri portali di torrent, visto che per la prima volta si prende di mira un ISP responsabile esclusivamente del routing del traffico di rete piuttosto che dell’hosting del sito vero e proprio. Se divenisse un’abitudine sarebbe insomma una nuova arma in mano all’anti-pirateria per silenziare qualsiasi piattaforma torrentista , senza nemmeno la necessità di un contraddittorio in tribunale come successo nel caso di Mininova .

Tornando a The Pirate Bay, a ogni modo, come prevedibile la disconnessione forzata non è durata molto e la Baia è tornata raggiungibile grazie all’hosting di Cyberbunker , vale a dire un data center ricavato in un vero e proprio bunker di produzione NATO risalente al periodo della guerra fredda e con sede nei Paesi Bassi.

Per la (poco probabile) gioia di BREIN, TPB torna a calcare il suolo fiammingo in tempi rapidissimi, guadagnando in più come bonus incluso nella nuova facility la capacità di resistere non solo ad attacchi atomici ma anche a bombe a impulsi elettromagnetici. Qualsiasi cosa succeda la Baia e la “pirateria” puntano a restare online , e alla solita telefonata di cortesia di BREIN il management di Cyberbunker ha già risposto di non essere intenzionata a scollegare nessuno. Almeno per il momento.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
7 ott 2009
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