La casa elettronica ha ora un altro significato

La casa elettronica ha ora un altro significato

Infila un chip RFID nel braccio, condisci con una passione sconfinata per l'hacking e una semplice abitazione diventa uno dei luoghi più inter... connessi d'Australia
Infila un chip RFID nel braccio, condisci con una passione sconfinata per l'hacking e una semplice abitazione diventa uno dei luoghi più inter... connessi d'Australia

Jonathan Oxer è direttore tecnico della startup telematica Internet Vision Technologies e presidente uscente della Linux User Community australiana . Ma soprattutto, Oxer è quello che Slashdot definisce l’uomo più geek d’Australia : appassionato da sempre di elettronica e di hacking, l’esperto ha trasformato l’idea altrimenti cupa e minacciosa del Grande Fratello nel proprio divertissement personale, installandosi in casa e nel corpo aggeggi hi-tech di controllo via software grazie ai quali ha automatizzato molte delle sue incombenze domestiche.

la porta di casa Quasi ogni aspetto “interattivo” dell’abitazione di Oxer nella periferia di Melbourne è temporizzato, modificato e assoggettato a un qualche tipo di controllo informatico . L’uomo, che è stato “contagiato” dalla passione per l’elettronica da un amico di famiglia quando aveva cinque o sei anni, ha cominciato ad hackerarsi la casa partendo dal sistema di irrigazione del prato: “Avevo notato che il negozio di hardware locale aveva messo in vendita rubinetti temporizzati per circa 20 dollari… così ne ho comprato uno, l’ho aperto, ho dato un’occhiata ai circuiti ed è venuto fuori che erano piuttosto facili da modificare” confessa Oxer a Computerworld .

Modificando il circuito del timer in modo da poter ricevere un segnale da un computer e connettendo lo switch con un sistema remoto, l’hacker ha ottenuto “un sistema di irrigazione che puoi controllare da un ambiente software”. Qualsiasi cosa, a questo punto, è possibile : Oxer fa l’esempio di poter settare il timer in modo da attivare l’irrigazione del prato quando l’umidità è al di sotto di un certo livello, a un orario prestabilito della notte e più in generale secondo qualsiasi tipo di logica che possa essere convertita in linee di codice di programma con cui operare il sistema.

“Prendendo qualcosa di semplice ed economico – sintetizza Oxer – e modificandolo in modo che possa essere controllato dal software, puoi fare ogni genere di cose che prima nemmeno immaginavi”. Un principio che l’uomo ha trasformato in realtà fattuale anche con la cassetta postale , dotandola di connettività Ethernet e della circuiteria necessaria ad avvisarlo quando riceve corrispondenza… con una email, o via sms.

Giocando ulteriormente con l’ossimoro di ricevere comunicazioni virtuali in caso di corrispondenza reale, Oxer si è spinto sino a progettare un meccanismo grazie al quale poter ricevere l’avviso che la cassetta si è riempita sin dentro il metamondo 3D di Second Life , dove la email si trasforma in “virtua-mail” , ad indicare la presenza di posta cartacea nel mondo 3D tradizionale.

Oxer è inoltre tutto meno che timoroso delle capacità dei chippettini a radiofrequenza RFID , tanto da essersene fatto impiantare uno nell’avambraccio. Grazie all’innesto, il lettore RFID che ha installato sulla porta di casa riconosce mr Hack-man e sblocca la porta quando lui si avvicina. “Anche la porta dei mio ufficio ha installato un lettore RFID fatto in casa – si lamenta scherzando Oxer – ma sfortunatamente non funziona con il tag presente nel mio braccio”.

Non solo. La “hack-casa” prevede tende motorizzate connesse in rete, sveglie che le aprono lentamente quando è ora di alzarsi e altro ancora. In prospettiva, dice Oxer, c’è l’idea di trasformare quelli che attualmente sono solo “alcuni piccoli script messi assieme” in una interfaccia web per il controllo centralizzato di tutta la casa , grazie alla quale aprire porte, controllare luci e temperatura, tenere sotto osservazione l’ingresso con il feed video di una telecamera a circuito chiuso e chissà cos’altro.

Il tutto gestito in qualunque punto dell’abitazione per mezzo di un “semplice” iPod Touch, le cui caratteristiche di connettività WiFi sembra abbiano ulteriormente scatenato la già fervida fantasia dell’uomo-hack.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
15 feb 2008
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