La Commissione UE adotta la Data Retention

La Commissione UE adotta la Data Retention

Bruxelles ci va molto più leggera di Roma ma prevede comunque la conservazione dei dati di traffico dei cittadini europei fino ad un anno. Compensando provider e operatori telefonici per il disturbo
Bruxelles ci va molto più leggera di Roma ma prevede comunque la conservazione dei dati di traffico dei cittadini europei fino ad un anno. Compensando provider e operatori telefonici per il disturbo


Roma ? La Commissione europea ha adottato formalmente la proposta di direttiva sulla data retention , che prevede la conservazione fino a sei mesi dei dati relativi al traffico internet e fino ad un anno per quelli telefonici. Al contrario di quanto accaduto in alcuni dei paesi europei dove simili misure sono state adottate, la proposta prevede anche una forma di compensazione per operatori e provider che devono sobbarcarsi gli oneri della registrazione e conservazione delle informazioni personali dei propri clienti ed utenti .

Tuttavia questa proposta di direttiva diverge fortemente dal provvedimento allo studio del Consiglio dei Ministri europei. Come più volte denunciato dalle associazioni che si battono per il rispetto della privacy dell’individuo, anche il Consiglio dei ministri europei sta lavorando ad un provvedimento, che potrebbe adottare senza bisogno del supporto del Parlamento europeo, e che prevede una data retention estesa fino a quattro anni senza nemmeno prendere in considerazione il “rimborso” a provider ed operatori telefonici.

Se invece passasse la direttiva della Commissione, che come tale dovrà essere approvata sia dal Consiglio che dall’Europarlamento, si avrebbe una armonizzazione delle leggi dei singoli paesi, in particolare per quanto riguarda il rapporto con i provider: come ben noto ai lettori di Punto Informatico, infatti, gli ISP da sempre hanno messo sul tavolo gli enormi problemi tecnici e i notevoli oneri che comporta la conservazione di dati di traffico, problema che la Direttiva supererebbe.

La proposta non prevede esplicitamente la conservazione dei contenuti delle comunicazioni sebbene imponga la registrazione di mittente e destinatario di ogni email, di chiamante e chiamato di ogni telefonata, nonché di tutti i dati delle telefonate fisse e mobili anche allo scopo di consentire la localizzazione dei diversi interlocutori al momento della comunicazione. Esclusa invece la conservazione dei log delle navigazioni web, ossia la traccia dei siti visitati dall’utente.

Le posizioni di Frattini e Reding
“Questa proposta – ha dichiarato il vicepresidente della Commissione Franco Frattini – è molto costruttiva ed equilibrata, tiene da conto il fondamentale diritto alla sicurezza e quelli alla vita personale e alla protezione dei dati personali, così come prende in considerazione esigenze diverse, in particolare quelle delle forze dell’ordine e dei fornitori di servizi di telecomunicazione”. Secondo Frattini un accordo sulla Direttiva si potrebbe raggiungere prima della fine dell’anno .

Che a Bruxelles la data retention sia vissuta come la panacea di tutti i mali è peraltro evidente anche dalle dichiarazioni di un altro commissario, Viviane Reding, responsabile per la Società dell’Informazione e i Media. A suo dire “la proposta della Commissione pone basi legali solide per la conservazione dei dati, garantisce che il Parlamento Europeo dica la sua e limita i periodi di data retention allo stretto necessario”.

Comprendere cosa tutto questo significhi non è difficile se si pensa che oggi nella stragrande maggioranza dei paesi europei, Italia esclusa, i dati di traffico vengono conservati solitamente per il solo tempo necessario all’ esecuzione del servizio : chiusa la comunicazione, eliminati i dati. In altri casi, log e registri vengono conservati per finalità di fatturazione e via dicendo ma vengono poi distrutti.

Ma non c’è solo questo. Parlare di “dati di traffico” significa utilizzare una locuzione generica che include un numero sempre più vasto e diversificato di forme di comunicazione: tra email e telefonata passa il VoIP, le diverse forme di accesso ad internet, l’utilizzo di postazioni pubbliche o private, lo sfruttamento o meno di server email pubblici o privati (e come tali destinati a rimanere fuori dal controllo ) e molto altro. E questo è servito ai promotori della Direttiva per giustificare un’ampia revisione delle regole esistenti, che metterebbero a dura prova le capacità investigative delle unità antiterrorismo.

Italia… indietro
Le sempre maggiori particolarità e specificità dei media della comunicazione sono peraltro al centro dell’attuale caos normativo italiano . Il cosiddetto Pacchetto Pisanu sulla Sicurezza, non solo impone obblighi poco chiari e nuovi oneri ai gestori di netpoint e accesso pubblico ad internet, ma soprattutto non raggiunge lo scopo di definire con esattezza quali dati debbano essere conservati.

Nella normativa si parla di data retention da qui al 31 dicembre 2007, data in cui “scadono” questi obblighi e in cui saranno probabilmente rimpiazzati dalla legge italiana di ratifica della Direttiva ora introdotta dalla Commissione. In particolare, come osserva Interlex , nulla è chiaro su servizi centrali delle “nuove comunicazioni”, ad esempio gli obblighi per l’uso di FTP, servizi email su web, VoIP, anonymous remailer e via discorrendo. Se lo scopo è fermare i terroristi, dicono gli esperti, si deve ancora capire come si intenda farlo.

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Pubblicato il 23 set 2005
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