La svolta dell'hardware open source

La svolta dell'hardware open source

Bug Labs tenta il colpaccio: sembra giocare con i Lego. Si monta e si smonta. Il suo hardware può essere GPS, lettore multimediale o macchina fotografica. E in futuro molto di più
Bug Labs tenta il colpaccio: sembra giocare con i Lego. Si monta e si smonta. Il suo hardware può essere GPS, lettore multimediale o macchina fotografica. E in futuro molto di più

Novembre 2007: Bug Labs entra in beta. Il sogno di centinaia, anzi no, di decine di geek finalmente si realizza: nasce l’hardware open source .

L’idea alla base di Bug Labs è semplice: costruire un gadget tecnologico modulare, con il quale realizzare l’equivalente dei mashup internettiani . Si prende un LCD qua, una tastiera là, si mescola tutto assieme con una spruzzata di GPS ed ecco realizzato l’apparecchietto che tutti aspettavano.

La BUGbase e i primi BUGmodules Alla base c’è, manco a dirlo, la BUGbase : un affarino di plastica bianca, con dentro un microprocessore ARM, un paio di porte USB, modulo WiFi, ethernet e un piccolo display per indicare lo stato. Poi ci sono le quattro interfacce per altrettanti BUGmodules , le espansioni dell’apparecchio: c’è la fotocamera da 5 megapixel, il modulo GPS, il monitor LCD (come quello dell’iPod Classic) e un utilissimo indispensabile originale accelerometro.

In futuro però, Bug Labs conta di realizzare quasi un centinaio di dispositivi. Una tastiera, un modem UMTS, degli altoparlanti: non c’è limite a quello che è possibile tentare di realizzare. Le specifiche di BUGbase sono note, pubbliche, open : chiunque, un privato o una azienda, può progettare un modulo secondo le proprie necessità e montarlo sulla base. Tanto più che tutto funziona grazie ad una micro versione di Linux: l’open hardware poteva mai girare su software closed ?

Come lo feci
Perché lanciarsi in una impresa del genere lo spiega in una intervista lo stesso fondatore di Bug Labs, Peter Semmelhack. Dopo l’11 settembre, “come cittadino newyorkese” aveva sentito il bisogno di un apparecchio che lo informasse sull’ubicazione dei suoi cari istante per istante: “Quel gadget semplicemente non esisteva, e non esiste neppure oggi. Il mercato per un affare del genere sarebbe davvero grosso”.

E così, Semmelhack se l’è creato da solo. Prima elaborando un brevetto di IBM, poi ricominciando a progettare tutto da zero. Grazie anche al contributo di validi collaboratori, è riuscito ad ottenere dei finanziamenti per la sua impresa e ora la sta conducendo verso lo sbarco sul mercato.

L’idea è quella di realizzare un prodotto che possa soddisfare tutte le nicchie della domanda: chiunque potrà personalizzare la propria BUGbase con i moduli che riterrà più adatti, realizzando centinaia di versioni diverse dello stesso oggetto . Per Semmelhack è una idea in grado di “gettare scompiglio nel mercato dell’elettronica”.

Il prezzo della BUGbase e dei BUGmodules non è ancora noto. L’azienda, comunque, è in cerca di beta tester.

Luca Annuziata

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Pubblicato il 8 nov 2007
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