Le major hanno ucciso OiNK

Le major hanno ucciso OiNK

Materiale scottante girava su uno dei network dello sharing più esclusivi, un circolo allargato di utenti spesso molto vicini ai produttori. Ora sulla home page IFPI e BPI avvertono: indagini in corso. Il provider: non sapevamo niente
Materiale scottante girava su uno dei network dello sharing più esclusivi, un circolo allargato di utenti spesso molto vicini ai produttori. Ora sulla home page IFPI e BPI avvertono: indagini in corso. Il provider: non sapevamo niente

Si racconta che molti dei suoi utenti siano persone vicine all’industria dell’intrattenimento, si sa che in quella sede giravano spesso promo e demo, e persino materiali industriali in pre-release, ossia fatti circolare prima ancora del debutto ufficiale sul mercato. Ed ora OiNK, uno dei più esclusivi circoli dello sharing, ad accesso limitato, frequentato da molte decine di migliaia di utenti, è stato chiuso d’autorità .

I primi a renderlo noto sono proprio IFPI e BPI, le due organizzazioni dell’industria che hanno denunciato OiNK e ottenuto che partisse una indagine internazionale, britannico-olandese, che ha ora portato alla chiusura del network e al sequestro dei server residenti ad Amsterdam. Una notizia che ha sollevato enorme emozione in rete e ha portato rapidamente alla nascita di diverse iniziative, compreso un blog alla memoria dedicato ad OiNK.

IFPI definisce il tracker torrentizio “il più importante sito musicale pirata delle pre-release”, definizione che forse contiene in sé una delle ragioni per cui dopo anni di operatività OiNK è giunto al capolinea. La diffusione online di opere protette da diritto d’autore prima ancora che arrivino sugli scaffali è da sempre una delle maggiori preoccupazioni dell’industria, e non è improbabile che le major abbiano dedicato molte energie a individuare gli uploader sul celebre tracker prima di procedere con una denuncia formale.

Anche perché, come accennato, si ritiene da sempre che ad OiNK accedessero, tra gli altri, molti uomini dell’industria dell’intrattenimento, o comunque vicini a produttori di musica e cinema, persone che in un modo o nell’altro venivano spesso in possesso di materiali non appena prodotti, o ancora in produzione, e che si peritavano di porli in condivisione. Secondo le major, quest’anno sono stati rilasciati su OiNK almeno 60 album musicali di primo rilievo, prima del loro rilascio ufficiale.

A rendere più difficili le indagini, ma certo non impossibili, il fatto che per accedere ad OiNK era necessario essere presentati da qualcuno , avere cioè “un amico” all’interno del network che facesse da garante. Ed anche rimanerci non era facile. Vigevano, come accade anche in altri circoli dello sharing, molte rigide regole di comportamento: un certo tipo di cose da condividere, una qualità minima per i brani musicali, un certo bilanciamento tra upload e download e via dicendo.

A gestire il tutto un 24enne, arrestato nel Regno Unito insieme al padre, e ora rilasciato in attesa del processo, al termine di una operazione coordinata dall’Interpol e che, stando alle major, è durata due anni e che si è basata appunto sulla presenza di IFPI e BPI in OiNK . In questi due anni i discografici hanno probabilmente raccolto numerose informazioni non solo sul genere di materiale che veniva riversato all’interno di OiNK, contenuti che puntualmente finivano successivamente sulle reti di sharing di mezzo mondo, ma anche su quale fosse il “giro” delle opere protette, quali le “fonti originali” di questa o quella release. Se è vero che da due anni profilano le operazioni di OiNK, questo può significare che molti releaser , ossia gli utenti che condividevano i materiali per primi, potrebbero passare brutti guai già nelle prossime settimane, mano a mano che dagli indirizzi IP raccolti dalle major si giungerà al nome e cognome degli individui coinvolti.

Né IFPI si fa scrupolo di dichiararlo: proprio sulla home page di OiNK, dove ora campeggia il proprio logo insieme a quello della britannica BPI, la Federazione dei fonografici avverte che “è in corso una indagine criminale per individuare l’identità e le attività degli utenti del sito”.

Nel comunicato diffuso alla stampa, IFPI sostiene che le vendite di musica sono duramente colpite dal rilascio via BitTorrent delle pre-release degli album, “che spesso portano alla circolazione su Internet mesi prima del rilascio ufficiale di remix e versioni incomplete del lavoro degli artisti”. Secondo i fonografici l’ efficienza di OiNK era tale che entro poche ore dal leaking di una pre-release sul network, già centinaia di copie erano predisposte per circolare altrove.

“OiNK – ha dichiarato uno dei boss di IFPI, Jeremy Banks – era centrale nella distribuzione illegale online di musica in pre-release. Non si tratta di un circolo di amici che scambiava musica per il proprio piacere. Si tratta di un network globale che deteneva musica di cui non aveva i diritti e la pubblicava online”. Anche secondo BPI la lama affondata dentro OiNK provocherà ripercussioni sull’intera distribuzione non autorizzata di file musicali su Internet.

Da parte sua, infine, il provider che ospitava i server di OiNK ha affermato che non sapeva nulla di quanto avveniva su quei server e che solo due mesi fa la polizia avrebbe notificato all’azienda l’esistenza di una indagine a carico dei propri clienti. Il provider si è detto speranzoso che le forze dell’ordine restituiscano alla società i server sequestrati: affittati ad OiNK, valgono attorno ai 30mila euro. A detta dei responsabili dell’ISP, la questione riguarda esclusivamente l’arresto di due persone. Qui sotto le dichiarazioni (in inglese) del provider:

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Pubblicato il 24 ott 2007
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