Le mani di Microsoft su U-Prove

Le mani di Microsoft su U-Prove

Redmond può contare su una nuova tecnologia per tutelare i dati personali dei propri utenti. BigM assicura che consentirà di gestire al meglio la riservatezza delle identità sul web, ma c'è chi diffida
Redmond può contare su una nuova tecnologia per tutelare i dati personali dei propri utenti. BigM assicura che consentirà di gestire al meglio la riservatezza delle identità sul web, ma c'è chi diffida

U-Prove , tecnologia che mira a sconfiggere i pericoli derivanti dalla cattiva gestione dei dati personali durante gli scambi via web , è stata recentemente acquistata da Microsoft. Una strategia per imporre il blocco sugli algoritmi o un passo avanti nella sicurezza online? Il dibattito sulla privacy in rete si rinfocola.

Il mese scorso si è molto parlato dell’acquisto di una nuova promettente tecnologia da parte dell’azienda di Redmond: U-Prove è stata dapprima adocchiata e in seguito acquistata da Microsoft, che ne ha intravisto l’enorme potenziale applicativo . Questo sistema , sviluppato in seno a Credentica dal crittografo Stefan Brands e dai suoi colleghi, sarebbe in grado di scongiurare, con una certa efficacia, le fughe dei dati personali online . U-Prove promette di impedire che i siti web colleghino i dati delle transazioni alle informazioni personali degli utenti .

A seguito dell’operazione commerciale, sono state riproposte alcune osservazioni sulla politica di Microsoft riguardante la gestione delle informazioni personali degli utenti: l’azienda, già accusata in passato di operare ambiguamente nell’ambito della tutela della privacy, viene ora interrogata sul recente acquisto. C’è chi ritiene che grazie a questa mossa Redmond possa estendere ancor più la propria presenza nella gestione delle identità degli account.

Sulla vicenda sembrano essersi consolidati due fronti opposti . Alcuni esperti considerano l’acquisto delle licenze di U-Prove un importante passo in avanti nella protezione della privacy. Altri invece esprimono preoccupazione per il possibile blocco che Microsoft potrebbe imporre sugli algoritmi della nuova tecnologia. Ben Laurie, guru inglese della privacy e fondatore di Apache Software Foundation rientra in quest’ultima categoria: in un’intervista, Laurie ha manifestato qualche dubbio sulle nobili intenzioni di Microsoft di rendere il nuovo sistema di sicurezza accessibile alla concorrenza.

Al contrario, Brands e i dirigenti Microsoft vorrebbero sopire tali timori. Secondo alcune testimonianze, l’azienda assicurerà l’interoperabilità tra le varie piattaforme, garantendo così una piena gestione delle diverse identità nella tutela della privacy. I nuovi algoritmi saranno integrati nelle identità d’accesso Microsoft a partire dalla metà del 2009 . Per il futuro, la società prevede inoltre di aprire al mondo l’interfaccia di programmazione dell’applicazione.

Alessandro Lucarelli

Link copiato negli appunti

Ti potrebbe interessare

Pubblicato il
3 apr 2008
Link copiato negli appunti