Ma no!! :) :)

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Sono passati 25 diconsi 25 anni da quando il professor Fahlman abbozzò il primo smiley ASCII: una longevità assicurata dal bisogno di esprimere emozioni senza poter ricorrere alla voce. Oggi le emoticon sono un oggetto di culto
Sono passati 25 diconsi 25 anni da quando il professor Fahlman abbozzò il primo smiley ASCII: una longevità assicurata dal bisogno di esprimere emozioni senza poter ricorrere alla voce. Oggi le emoticon sono un oggetto di culto

Duepunti, trattino, parentesi: 25 anni fa l’invenzione degli smiley ASCII, o ASCII emoticon che dir si voglia, ad opera del professore Scott E. Fahlman.

Serissime discettazioni si alternavano alle conversazioni più amene, su una BBS della Carnegie Mellon University: le fiammate di interlocutori infervorati spesso scaturivano da semplici fraintendimenti dovuti all’inespressività del codice testuale. Un problema che attentava alla tranquillità e alla produttività delle discussioni, finché non si decise di proporre dei marcatori del tono : qualcuno, racconta Nerd Times , aveva suggerito di apporre ai messaggi un asterisco ( * ) per indicare il tono faceto, altri proposero di indicare l’ironia con due parentesi graffe contenenti il cancelletto ( {#} ), a rappresentare due labbra che mostrano un sorriso, quasi fosse la risata imposta dalle sit-com.

Lo smiley e il suo inventore Ma la soluzione che prese piede fu quella proposta da Fahlman, che, consciamente o meno, ricalcava con caratteri ASCII la facciona gialla creata da Harvey R. Ball nel lontano 1963. Una soluzione che, assicura la linguista Amy Weinberg ad AP , è entrata a far parte a pieno titolo non solo delle conversazioni fra amici, ma anche nel mondo degli affari e nel mondo accademico , sdoganata grazie alla sua funzionale immediatezza.

Gli smiley possono ora vantare varianti locali , codificate in veri e propri cataloghi delle emozioni digitali, vengono tradotte dagli instant messenger in coloratissime immagini in movimento, e si sta addirittura lavorando ad un progetto per tradurre le sintetiche combinazioni di segni di interpunzione in iconcine capaci di riprodurre l’espressione di chi sta dietro lo schermo.

Ma c’è chi ancora storce il naso: i puristi della lingua continuano a sostenere che, se maneggiato con perizia, il linguaggio scritto è autosufficiente e capace di esprimere ogni sfumatura delle emozioni senza l’aiuto di marcatori. Un’idea alla quale Fahlman replica difendendo la sua invenzione: non tutti hanno una dimestichezza degna dei migliori prosatori, a maggior ragione online, quando le conversazioni scorrono veloci e sono essenziali .

Un’osservazione condivisa da Ryan Stansifer, professore del Florida Institute of Technology: il docente ritiene che le emoticon non rappresentino né un inizio né una fine, ma rispecchino la capacità dell’uomo di sfruttare al massimo i mezzi di comunicazione che ha a disposizione. È per questo motivo che, per festeggiare l’anniversario dell’invenzione delle emoticon verrà indetto The Smiley Award, un concorso sponsorizzato da Yahoo!, che premierà la migliore tecnologia capace di rendere più immediata la comunicazione interpersonale.

Gaia Bottà

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Pubblicato il
19 set 2007
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