Mega, il megaritorno

Mega, il megaritorno

Celebrata in grande stile, la rinascita del cyberlocker ad un anno esatto dal raid statunitense. Il boss Kim Dotcom sembra al riparo da eventuali magagne legali. Un milione di iscritti in un solo giorno
Celebrata in grande stile, la rinascita del cyberlocker ad un anno esatto dal raid statunitense. Il boss Kim Dotcom sembra al riparo da eventuali magagne legali. Un milione di iscritti in un solo giorno

Sensuali ballerine, ritmi tribali, fiumi di vino bianco e birra chiara. Dal tetto della magione di Kim Dotcom, un nugolo di finti agenti federali ha minacciato giornalisti e star del pop neozelandese. Ad un anno esatto dal raid statunitense , il circo mediatico organizzato dal boss del file hosting ha celebrato l’attesa reincarnazione cibernetica del mega-impero. Raggiungibile al dominio kiwi Mega.co.nz, il ritorno di Megaupload ha il sapore freddo della vendetta .


Eppure, Dotcom e soci non avrebbero agito per ripicca o volontà di rivalsa. Non per farsi beffe del governo di Washington o delle potenti major di Hollywood. “Siamo soltanto degli innovatori che esercitano il loro diritto di gestire un’attività di business”, ha spiegato sul palco un Dotcom a metà tra la rockstar e l’istrionico imprenditore. A poco più di 24 ore dal lancio, la nuova vita digitale di Megaupload avrebbe già superato il milione di utenti iscritti .

Forse troppi, almeno troppo velocemente. “Non ho mai visto una cosa del genere – ha continuato di fronte alla stampa un gongolante Dotcom – L’utilizzo della banda è salito da zero a dieci gigabit in dieci minuti”. Giunti a quota 250mila registrazioni, i server di Mega hanno deciso di alzare bandiera bianca . Attirati dagli articoli pubblicati da quotidiani e riviste specializzate, gli utenti si sono riversati in massa verso il dominio kiwi , trovandolo irraggiungibile per diverse ore.

“Da un punto di vista legale, è probabilmente la startup più studiata e analizzata della storia di Internet”, ha spiegato il boss del file hosting. Per la nuova versione del cyberlocker, Dotcom ha assoldato i migliori esperti della proprietà intellettuale, a caccia di potenziali magagne legali su “ogni pixel del sito” . “Stiamo ancora analizzando il funzionamento di questo nuovo progetto – ha dichiarato un portavoce della Motion Picture Association of America (MPAA) – Quello che sappiamo è che Dotcom ha costruito la sua fortuna sul furto del lavoro creativo”.

Con 50GB di storage gratuito , Mega torna nell’arena della nuvola contro Dropbox e SkyDrive che si limitano ad offrire – rispettivamente – 2 e 7 GB per gli utenti free . Ma la generosità di Dotcom e soci potrebbe non bastare, qualora gli States trovassero nuove prove sulla condivisione di materiale illecito. Nei termini di servizio di Mega, il sito si è messo a completa disposizione dei legittimi titolari dei diritti . La rimozione dei file pirata era però prevista anche nella prima incarnazione della piattaforma.

Gli utenti dovranno sottoporre a cifratura tutti i contenuti caricati online . Eventualmente, si potrà condividere la chiave per aprire i file. Ecco il dettaglio fondamentale: nessuno ai vertici di Mega sarà in possesso – a meno di interventi straordinari – delle chiavi utili a sbloccare i contenuti. In sostanza , la piattaforma intermediario che evita qualsiasi forma di responsabilità diretta .

“È la privacy e la segretezza delle comunicazioni interpersonali, probabilmente, l’asso nella larga manica di Kim Dotcom – ha commentato l’esperto avvocato Guido Scorza – Gli utenti di Mega caricheranno online contenuti crittografati e li condivideranno in maniera protetta con la cerchia di persone (non ha importanza quanto ampia) con la quale sceglieranno di condividerli. Chiunque voglia verificare se e quali contenuti vengano condivisi sulla nuova Mega piattaforma, dovrà dunque accedere a comunicazioni riservate e crittografate, rischiando di violare, ogni volta, la privacy degli utenti”.

Per Dotcom , la rinascita di Megaupload è una vittoria di Internet contro le lobby e tutti i tentativi di regolamentare l’ecosistema digitale nel nome del copyright. “Siamo ancora qui – ha spiegato il founder al New York Times – e respiriamo ancora. Considerate cosa ci è successo giusto un anno fa. Questo è un evento che nessuno si sarebbe mai aspettato”.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il
21 gen 2013
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