Microsoft e la minaccia fantasma di Windows Phone 7

Microsoft e la minaccia fantasma di Windows Phone 7

Il nuovo sistema operativo mobile di Redmond farebbe un uso indiscreto della rete dati trasferendo decine di Megabyte "fantasma" ogni giorno. Gli utenti si lamentano, Microsoft annuncia un'indagine conoscitiva
Il nuovo sistema operativo mobile di Redmond farebbe un uso indiscreto della rete dati trasferendo decine di Megabyte "fantasma" ogni giorno. Gli utenti si lamentano, Microsoft annuncia un'indagine conoscitiva

Qualcuno l’ha già ribattezzata la “Minaccia Fantasma” di Windows Phone 7: il sistema operativo mobile di Microsoft sarebbe affetto da una sorta di fuga quotidiana di non meglio specificati dati telematici, pacchetti di informazioni che vengono trasmessi a decine di Megabyte al giorno mettendo a rischio la tenuta economica dei risicati piani tariffari sottoscritti dagli utenti di smartphone.

Le lamentele degli utenti evidenziano una fuoriuscita di dati quantificabile in circa 50 Megabyte al giorno su rete 3G, anche in presenza di una connessione WiFi accessibile nelle vicinanze. Di più, gli smartphone basati su WP7 consumerebbero 2-5 Megabyte di traffico ogni ora mentre sono in stato di idle, arrivando a prosciugare 1 Gigabyte di traffico dati ogni 20 giorni per nulla.

Per nulla o forse no, visto che speculazioni e dietrologie sulle presunte finalità del traffico “fantasma” di WP7 già si sprecano: c’è chi già parla di “feedback” nascosto diretto verso i server di Redmond, magari da usare come metro di giudizio sulle performance del giovane sistema operativo.

Microsoft, dal canto suo, professa innocenza e promette di vederci chiaro in tempi brevi: “Stiamo indagando sul problema per determinarne la causa e forniremo aggiornamenti con informazioni e consigli una volta che saranno disponibili”, dice un portavoce. E magari, una volta individuata la causa del problema, Redmond potrebbe decidere di correggere l’eventuale baco nel primo, corposo update di WP7 in preparazione per le prossime settimane.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il 12 gen 2011
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