Nazi-aste, Cerf scomunica Parigi

Nazi-aste, Cerf scomunica Parigi

Il geniale inventore del TCP/IP e oggi capo dell'ICANN si scaglia contro la sentenza francese che ha messo in croce Yahoo! perché ospita aste di oggetti nazisti accessibili dai francesi. Secondo Cerf quella sentenza è un pericolo
Il geniale inventore del TCP/IP e oggi capo dell'ICANN si scaglia contro la sentenza francese che ha messo in croce Yahoo! perché ospita aste di oggetti nazisti accessibili dai francesi. Secondo Cerf quella sentenza è un pericolo

San Francisco (USA) – Vint Cerf è alterato, perché il tribunale di Parigi, che ha condannato l’americana Yahoo! in quanto ospita aste di oggetti nazisti accessibili da utenti francesi, non ha tenuto conto del suo parere. A Vint Cerf, infatti, e ad altri due esperti, il tribunale aveva chiesto una consulenza, per capire se la divisione americana di Yahoo! avesse o meno i mezzi per “filtrare” gli utenti francesi sulle pagine delle aste.

Cerf, che pure ha spiegato al tribunale che i filtri si possono utilizzare pur non offrendo vere garanzie, si è scagliato contro la sentenza di Parigi perché non ha considerato i rischi legati ad una sentenza del genere, rischi che Cerf sottolinea di aver ben evidenziato nell’esposizione delle proprie opinioni al tribunale.

Cerf, vicepresidente delle tecnologie MCI WorldCom, boss dell’ICANN da pochi giorni nonché inventore del TCP/IP, ha spiegato che la sentenza voluta dal giudice francese Jean-Jacques Gomez potrebbe avere conseguenze devastanti per il World Wide Web. L’applicazione di leggi nazionali a strutture interattive internazionali o straniere, come nel caso della decisione francese su quanto avviene sui server americani di Yahoo!, secondo Cerf mette a rischio la libertà della Rete e di chiunque metta in piedi iniziative online che possano contrastare con le leggi nazionali di questo o quel paese.

Secondo Cerf, i giudici francesi “hanno completamente ignorato la mia osservazione secondo cui se la magistratura di un qualsiasi paese ottiene che si appongano filtri a certi contenuti sulla base di questioni locali e speciali, allora il Web smetterebbe di funzionare. Ma pare proprio che questa mia opinione non abbia trovato spazio nella considerazioni finali dei giudici”.

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Pubblicato il 27 nov 2000
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