NebuAd, flop prima ancora del debutto

NebuAd, flop prima ancora del debutto

Uno degli ISP convinti della sperimentazione sul nuovo spyware iniettato nelle connessioni broadband statunitensi fa marcia indietro e abbandona tutto prima ancora di cominciare
Uno degli ISP convinti della sperimentazione sul nuovo spyware iniettato nelle connessioni broadband statunitensi fa marcia indietro e abbandona tutto prima ancora di cominciare

Behavioral advertising ? Su, non scherziamo: cambiano i termini, ma lo spyware rimane un prodotto altamente indesiderato presso la clientela degli ISP statunitensi. Che sono altresì costretti a fare marcia indietro sui piani di conquista dell’advertising contestuale sparato dritto nei browser di ogni singolo utente.

Subissata dalle critiche, costretta a fronteggiare la richiesta formale del responsabile della giustizia dello stato del Connecticut Richard Blumenthal, la tel.co Charter Communications non ha potuto far altro che mettere la coda tra le gambe e abbandonare ogni velleità spammatoria a mezzo NebuAd .

Charter – attualmente controllata dal co-fondatore di Microsoft Paul G. Allen – avrebbe dovuto cominciare con le sperimentazioni questo stesso mese di giugno in alcuni centri cittadini. Secondo quanto comunicato dalla portavoce Anita Lamont, la decisione di interrompere i piani non è da collegare alla lettera del suddetto Richard Blumenthal, anche se a rigor di cronaca la città di Newtown, Connecticut era stata scelta per fare da cavia all’advertising “focalizzato” sulla singola connessione.

Ma la cosa che più stupisce della vicenda apparentemente già abortita dell’adware comportamentale è la motivazione che avrebbe convinto Charter a investire soldi e tempo nella nuova pratica, o nel nuovo nome di una vecchia pratica che dir si voglia.

Test preliminari su focus group specifici avrebbero infatti convinto il management dell’azienda del fatto che la nuova forma di adware sarebbe stata accolta favorevolmente da una parte maggioritaria degli utenti della banda larga.

L’intera faccenda si fonderebbe su un caso clamoroso di incomprensione e domande mal poste , suggerisce Techdirt , perché un conto è descrivere una tecnologia come utile a “migliorare” l’esperienza broadband, un’altra presentare in maniera adeguata – cosa che evidentemente non è stata fatta – un sistema di intercettazione costante delle abitudini di navigazione, con relativa svendita delle suddette ai piazzisti dell’advertising.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
27 giu 2008
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