Negli States anonimato online più sicuro?

Negli States anonimato online più sicuro?

La decisione di un tribunale federale rende più difficile per le aziende che si sentono diffamate ottenere i nomi dei propri diffamatori. Secondo il giudice, infatti, le ragioni di impresa non sono sufficienti per violare l'anonimato
La decisione di un tribunale federale rende più difficile per le aziende che si sentono diffamate ottenere i nomi dei propri diffamatori. Secondo il giudice, infatti, le ragioni di impresa non sono sufficienti per violare l'anonimato


Washington (USA) – In un caso che i gruppi per le libertà civili, ACLU e EFF in testa, ritengono di grande rilievo, un tribunale federale americano ha sentenziato che i commenti lasciati in modo anonimo su un forum online devono essere protetti.

In particolare, il giudice distrettuale Thomas Zilly si è trovato a dover decidere se l’editore di Silicon Investor avesse o meno il diritto di proteggere l’anonimato di due utenti che sui forum di quel giornale hanno postato messaggi diffamanti contro la 2TheMart.com. L’azienda, dopo aver letto quei messaggi, aveva chiesto il nome degli autori a Silicon Investor per sapere se erano gli stessi di due persone che hanno denunciato l’azienda prima che fallisse…

Secondo la 2TheMart, l’impresa ha diritto di conoscere quei nomi per potersi difendere al meglio in quella causa, ma secondo Zilly, invece, la “ragione d’impresa” non è motivo sufficiente per costringere Silicon Investor a rendere pubblici quei nomi.

Il giudice ha affermato che nonostante i messaggi contenessero commenti decisamente aggressivi, il diritto di parlare anonimamente non si tocca. “Il Primo Emendamento – ha detto il giudice – chiaramente si applica anche ad Internet. La legge dice che una persona ha il diritto di parlare anonimamente”.

Di segno opposto era stata invece il mese scorso la decisione di un tribunale britannico che aveva imposto a due siti finanziari di rivelare il nome dell’autore di alcuni messaggi, peraltro rimossi dai forum online, perché ritenuti diffamatori.

E su questa stessa linea si inquadrava, più recentemente, la vicenda di due frequentatori di una chat statunitense i cui nomi sono stati resi noti dopo la denuncia dell’azienda presso la quale erano un tempo impiegati e che aveva sporto denuncia contro ignoti per alcuni posting diffamanti sulla chat…

Link copiato negli appunti

Ti potrebbe interessare

Pubblicato il
26 apr 2001
Link copiato negli appunti