Non siamo tutti delinquenti

Non siamo tutti delinquenti

Chiamare casa o la dolce metà in orario di lavoro non è più necessariamente un illecito. Lo ha stabilito la Cassazione. A questo punto si attende una decisione sull'email e il web
Chiamare casa o la dolce metà in orario di lavoro non è più necessariamente un illecito. Lo ha stabilito la Cassazione. A questo punto si attende una decisione sull'email e il web


Roma – Con grande soddisfazione i lavoratori italiani hanno appreso ieri delle due sentenze della Corte di Cassazione con cui si affermano dei principi fondamentali. Il primo è che telefonare a casa in orario di lavoro non è in sé un reato. Il secondo è che se questo avviene attraverso l’uso del telefono del luogo ove si lavora, rientra comunque nei casi eccezionali e non è un fatto di per sé perseguibile.

Le sentenze sono destinate a rilassare i rapporti personali tra dipendenti e dirigenti in uffici pubblici e privati su una questione annosa ma attualissima: l’uso a fini privati delle risorse “tecniche” messe a disposizione dall’azienda o dall’ente per il quale si lavora.

L’Alta Corte ha come sempre lavorato sui casi specifici che le sono stati sottoposti e che riguardavano appunto due impiegati trascinati in una lunga querelle giudiziaria per aver fatto ricorso al telefono durante l’orario di lavoro. Ma chiamare per fini personali di quando in quando, magari una volta ogni due giorni, o effettuare brevi telefonate, da oggi può essere tollerato. E questo anche perché l’uso moderato del telefono a fini privati può significare maggiore serenità sul luogo di lavoro e, dunque, maggiore benessere e produttività.

Ben venga. Forse è ora il tempo però di rivedere anche le disposizioni spesso eccessivamente rigide che soprattutto gli uffici pubblici prevedono per l’uso a fini privati delle risorse informatiche.

Ad eccezion fatta per l’uso di computer ed email per trasmettere pornografia, virus o peggio, inibire in toto l’uso della posta elettronica per scopi personali, come il chiedere informazioni ad un parente, non può essere facilmente tollerato. Ed è senz’altro causa di disagio per il lavoratore proprio durante l’espletamento dei compiti per i quali viene retribuito.

Allo stesso modo il diffondersi di sistemi web per il controllo remoto della casa – si pensi alle telecamere interne per verificare lo stato di un appartamento o per rimanere in contatto con un o una baby sitter – impone da parte di tutti una maggiore flessibilità in certe disposizioni e una maggiore comprensione delle esigenze del lavoratore.

Forse è presto per dirlo, ma le due sentenze dell’Alta Corte sul telefono inducono a ben sperare anche per tecnologie più… attuali.

Adele Chiodi

vedi dello stesso autore: L’abuso e l’email sul lavoro

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Pubblicato il
18 feb 2003
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