NSA e AT&T non la raccontano giusta

NSA e AT&T non la raccontano giusta

Lo pensano molti americani in rete, restii ad accettare i no comment dell'intelligence e le archiviazioni nei processi. Vorrebbero vederci chiaro, ma non sanno da dove (ri)cominciare
Lo pensano molti americani in rete, restii ad accettare i no comment dell'intelligence e le archiviazioni nei processi. Vorrebbero vederci chiaro, ma non sanno da dove (ri)cominciare

Blog e forum di discussione tengono viva l’attenzione sulla vicenda che lega a filo doppio l’operatore telefonico più importante d’America , AT&T, e il maggiore servizio di controspionaggio del mondo, la National Security Agency ( NSA ). Nelle ultime ore le news in tema scalano le classifiche di Digg , legate come sono al tentativo di dimostrare un coinvolgimento del gigante telefonico in missioni di spionaggio a tappeto delle conversazioni e delle comunicazioni dei cittadini.

La prima segnalazione ad indignare arriva a scoppio più che ritardato: riguarda un comunicato stampa , rilasciato da AT&T oltre un anno fa , in cui si legge:
(…) I media riportano la notizia che AT&T starebbe partecipando ad un programma fuorilegge della NSA per la sorveglianza dei terroristi. Sfortunatamente, la legge non ci consente di rispondere a queste accuse. (…) Quello che possiamo dire è che AT&T è seriamente impegnata a proteggere la privacy dei nostri clienti e non fornirebbe alcuna informazione ad alcun governo a meno di non essere autorizzata nello specifico da una legge.

Parole già note ma che molti vedono come la conferma indiretta che davvero qualcosa in ballo ci sia, che dietro tutto il fumo si nasconda un vero e proprio arrosto. Che la class action intentata da EFF per disvelare le reali trame del monitoraggio degli statunitensi non possa ancora essere archiviata , perché poggerebbe su basi più che solide .

La seconda top news di Digg riguarda una intervista dello scorso gennaio all’ex-tecnico di AT&T Mark Klein, indicato da EFF stessa come possibile testimone chiave . Nelle le sue dichiarazioni, tra riferimenti al quasi defunto programma TIA , si legge di una famigerata stanza segreta presso la sede di San Francisco della compagnia, e di decine di altre stanze analoghe sparse in tutta la nazione.

“Il mio lavoro consisteva nel supervisionare la sala Internet, tenerla in ordine e in funzione” spiega Klein: “C’era questo tizio che lavorava lì da anni e anni (…) e mi stava mostrando i collegamenti della sala perché, come venne fuori, pensava di andare in pensione. Ad un certo punto gli chiesi della stanza segreta, e gli dissi Beh, mi pare che la stanza segreta sia vicino alla stanza della telefonia, quindi direi che ascoltano le telefonate “. La risposta fu invece secca: “No. Internet”.

L’intero traffico che transitava per quel sito, un grande nodo da miliardi di bit al secondo, veniva duplicato ed inviato al piano di sotto, dove lo stesso Klein più tardi avrebbe scoperto c’era una stanza piena zeppa di apparecchiature telefoniche, server ed un apparecchio per l’intercettazione semantica della Narus . E non era solo il traffico della rete AT&T ad essere monitorato, ma anche quello proveniente da altri operatori .

Tutto questo accadeva nel 2003: l’anno successivo Klein sarebbe andato in pensione, e soltanto nel 2005 avrebbe provato ad informare della vicenda la stampa, il Senato e il Congresso , ricevendo molta meno attenzione di quella che avrebbe sperato. Soltanto il New York Times utilizzò le informazioni fornitegli per avviare una inchiesta, mentre i politici e gli altri giornali ignorarono la faccenda fino al coinvolgimento di Electronic Frontier Foundation e le udienze giudiziarie che seguirono e che sono ancora in corso.

Nel presente, a finire sotto i riflettori è invece Windows Vista , che oltre a subire le accuse di nascondere al suo interno una ventina di tecnologie spyware , ora deve vedersela anche con le presunte falle scovate negli USA che condurrebbero dritti dritti al Dipartimento della difesa , al Dipartimento per la sicurezza nazionale , alla sezione informatica delle Nazioni Unite e persino alla Halliburton Company . A tutti questi organismi giungerebbero informazioni sul traffico Internet dell’utente, a sua totale insaputa e contravvenendo alle stesse leggi statunitensi. Accuse fumose che però contribuiscono a mantenere elevato il livello di attenzione su queste problematiche, che negli ultimi anni si è dimostrato molto ridotto tra gli statunitensi.

Luca Annunziata

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Pubblicato il
24 lug 2007
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