Wobbler, la bufala che perseguita

Wobbler, la bufala che perseguita

Gira ancora. Ormai è passato quasi un anno dalla prima apparizione della megabufala di Wobbler e ora sta riapparendo sulla rete italiana. Un nemico inesistente che terrorizza
Gira ancora. Ormai è passato quasi un anno dalla prima apparizione della megabufala di Wobbler e ora sta riapparendo sulla rete italiana. Un nemico inesistente che terrorizza


Roma – Sulle bufale che circolano in rete se ne possono dire tante, anzi tantissime, perché sono infinite. Ce ne sono alcune, però, che “picchiano” più di altre, un pO’ “terrorizzando” gli utenti meno “scafati” e un pO’ perché contribuiscono ad intasare la rete. L’utente che conosce meno la rete e le tecnologie, infatti, quando si vede arrivare un messaggio che dice “occhio, un virus può distruggere tutti i tuoi dati” la prima cosa che fa è inoltrare lo stesso messaggio a tutti gli utenti che conosce…

Wobbler è un amicone molto conosciuto online, un “virus”, secondo un messaggio, che arriverebbe con il subject “California”. Secondo IBM Wobbler è apparso per la prima volta tra maggio e giugno ’99, quando qualcuno modificò una precedente bufala (hoax in inglese), facendo un paio di piccole modifiche e creando “Wobbler”.

Il messaggio inviato, ripostato e ripubblicato sulla cosa recita in italiano qualcosa come:
“Propagate a tutti quelli che conoscete questo messaggio:
ATTENZIONE!!!! Siamo stati informati dell’esistenza di un nuovo virus informatico WOBBLER.It il quale viene trasmesso con un’E-MAIL, che ha come oggetto “CALIFORNIA”.
IBM e AOL hanno constatato che è molto potente, ancora più che il virus Melissa, e non esiste rimedio. Ha il potere di distruggere tutti i dati dell’hard disk, è anche in grado di distruggere il Netscape Navigator e Microsoft Internet Explorer. Quindi non aprite nessuna E-MAIL con questo titolo (oggetto “CALIFORNIA”).
Per favore spedite questo messaggio a tutti i vostri conoscenti che utilizzano Internet e hanno un indirizzo E-MAIL in quanto non ci sono molte persone a conoscenza di questo virus: propagate questo messaggio più in fretta possibile! Grazie.”

Sarà bene ricordare che Melissa non è uno dei virus più temuti ad aver girato sulla rete. Senz’altro ha creato danni ad alcune grandi corporation, ha intasato la rete, ma di rado il privato, il singolo utente, si è trovato devastato da un virus che aveva come pressoché unico scopo quello di riprodursi via email.


Wobbler è quindi una bufala. Ma come riconoscere le bufale?
Va detto che non è sempre facile e immediato discernere tra vero e falso, non lo è nel mondo “fisico” e non lo è tanto più nel mondo “cyber”.

Il primo dato da cercare nell’email è la fonte. Chi ha detto cosa? Chi ha detto che Wobbler è un virus? Lo hanno detto degli esperti? C’è un link ad una notizia di qualche autorevole testata che possa confermarlo?

Il secondo dato sta nei particolari più “tecnici”. Difficilmente un osservatorio antivirus o anche un tecnico che si accorga di un virus manderà in rete un messaggio sulla cosa senza una descrizione tecnicamente plausibile dei danni che quel virus può provocare. E occorre diffidare dei messaggi secondo cui “distrugge tutto l’hard disk”. Questo perché, nella assoluta maggioranza dei casi, i virus non provocano danni significativi al computer vittima e i pochi che lo fanno si limitano in genere a colpire un certo genere di file o di applicazione.

Altro dato da ricordare riguarda l’email. Ad oggi, infatti, non si ha notizia di virus diffuso in grado di attivarsi semplicemente aprendo un messaggio di posta elettronica. I virus che si diffondono via email, infatti, si nascondono in attachment di email. E solo all’apertura dell’attachment si “scatenano”. C’è, cioè, un limite tecnico.

Per questo è bene adottare una politica “preventiva” con gli attachment. In particolare non si dovrebbe mai aprire un documento in allegato se non lo si attende o se è inviato da mittenti che non si conoscono. Ma la cautela è d’obbligo anche qualora il mittente sia conosciuto: occorre infatti ricordarsi che ci sono virus che si “autoinviano” dai sistemi infetti e quindi anche da un sistema di un amico o di un corrispondente.

In questo caso vale solo il “buon senso”, l’unica vera protezione che ha chi scende per strada o si collega ad internet.

Gilberto Mondi

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Pubblicato il
18 feb 2000
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