Formalizzato il divieto di link

Formalizzato il divieto di link

Un giudice americano ha respinto le tesi di MP3Board secondo cui dovrebbe essere lecito linkare a materiali Internet non presenti sul proprio sito anche se si tratta di materiali illegali. Vince la RIAA. Un precedente pericoloso
Un giudice americano ha respinto le tesi di MP3Board secondo cui dovrebbe essere lecito linkare a materiali Internet non presenti sul proprio sito anche se si tratta di materiali illegali. Vince la RIAA. Un precedente pericoloso


Washington (USA) – Anche un link può costituire un reato se il materiale a cui il link punta è illegale, almeno negli States: questo il senso di una decisione appena emersa dal caso MP3Board.com-RIAA, che può avere una enorme ripercussione sulla Rete e sulla libertà d’azione di numerosissimi siti e attività online.

MP3Board , accusata in un procedimento parallelo dagli industriali discografici della RIAA di favoreggiamento alla pirateria musicale, ha perduto la causa con cui cercava il riconoscimento della legittimità dei link proposti dal proprio motore di ricerca specializzato nell’individuazione di file musicali mp3 sulla Rete. Una causa che il sito aveva intentato contro la RIAA denunciando l’industria per le sue “pressioni” che avevano portato ad una ordinanza di chiusura temporanea del proprio servizio online.

La decisione del giudice distrettuale Ronald Whyte di non accogliere la denuncia di MP3Board.com nei confronti della RIAA, e quindi di non procedere nel caso, è una chiara vittoria per gli industriali. Una vittoria i cui effetti potrebbero superare di gran lunga la vertenza RIAA-MP3Board.com, perché viene di fatto negata la liceità di un link ad una pagina web che pubblica materiale contraffatto, anche se questa si trova su server che non appartengono a chi propone il link.

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Pubblicato il
18 ott 2000
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