Payland: il Pay-to-surf non esiste più

Payland: il Pay-to-surf non esiste più

L'azienda, una delle prime in Italia ad offrire denaro a chi sorbiva la sua pubblicità, cambia improvvisamente modello di business dichiarando che i sistemi PTS tradizionali sono ormai al capolinea. In Rete infuria la polemica
L'azienda, una delle prime in Italia ad offrire denaro a chi sorbiva la sua pubblicità, cambia improvvisamente modello di business dichiarando che i sistemi PTS tradizionali sono ormai al capolinea. In Rete infuria la polemica


Roma – “Gli inserzionisti propongono la propria pubblicità perché si acquistino i loro prodotti. Noi abbiamo avuto una crescita imponente sul piano degli utenti ma meno su quello delle aziende. Ora dobbiamo rilanciare con un progetto che coinvolga maggiormente le aziende e sappia quindi attirare meglio i paylander”. Così Mauro Forconi, amministratore delegato di Payland, ha spiegato ieri a Punto Informatico il senso della rivoluzione che uno dei primi Pay-to-surf italiani ha varato nelle scorse ore.

Payland, infatti, ha smesso di versare denaro contante ai paylander, ovvero a coloro che fino al primo novembre hanno visualizzato la pubblicità degli inserzionisti di Payland sul proprio monitor in cambio di un corrispettivo pari ad un euro ogni ora. Da oggi, dunque, i paylander potranno soltanto accumulare crediti in un “conto virtuale”, crediti che potranno spendere esclusivamente nel negozio online di Payland secondo modalità ancora tutte da chiarire.

“Garantiamo – ha detto Forconi – che tutti coloro che hanno raggiunto il credito di 75 euro al primo novembre non devono temere alcunché perché riceveranno il proprio assegno”. A tutti gli altri, a tutti coloro che hanno raggiunto quote minori di credito, dunque, Payland offre solo un’opzione: convertire quei crediti in “punti” per ottenere sconti online. “Per il futuro – ha spiegato Forconi – ci stiamo organizzando con le banche online per poter attivare per i nostri iscritti dei conti correnti a tasso zero su cui versare in contanti almeno una quota dei crediti che saranno dovuti per la visione della pubblicità”.

La rivoluzione voluta da Payland ha scatenato un fortissimo risentimento in molti paylander che ieri hanno affollato i newsgroup e siti dedicati accusando l’azienda di aver tradito la loro fiducia. Risentimento che, a sentire Forconi, Payland aveva previsto, anche se il contratto sottoscritto dai paylander all’atto dell’iscrizione al servizio online consente all’azienda, come succede con tutti i PTS, di fare il bello e il cattivo tempo e di cambiare in qualsiasi momento non solo le carte in tavola ma anche la quantità dei mazzi (dal primo novembre ogni ora non vale più un “euro sonante” ma ne vale mezzo in “punti”)…

A chi ha accusato l’azienda di aver bloccato l’accumulo dei crediti per coloro che avrebbero superato i 75 euro prima del primo novembre, Forconi ha risposto affermando che “negli ultimi giorni è stato aggiornato il software di controllo dei cheat (ovvero delle truffe ai danni di Payland, ndr), alcuni account sono stati sospesi e possono essersi verificati problemi. Il lavoro di upgrade del software è iniziato e durerà probabilmente ancora una settimana circa”.

Sembra dunque elevato il rischio che Payland perda molti dei 100mila iscritti che sostiene di avere. “Ma fino a questo momento – ha spiegato ieri sera Forconi – abbiamo notato pochissime cancellazioni”. La chiave per capire se il nuovo progetto Payland avrà un futuro la si avrà nelle prossime settimane, quando si capirà quanti sono gli utenti del servizio ancora disposti a riempire il proprio monitor di pubblicità in cambio non di denaro ma di crediti da spendere online solo su un unico predeterminato negozio virtuale e solo per ottenere sconti.

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Pubblicato il
2 nov 2000
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