Crack, Princeton sconfessa la SDMI

Crack, Princeton sconfessa la SDMI

Ieri gli organizzatori di HackSDMI avevano annunciato che solo due delle cinque tecnologie di protezione della musica messe a punto dalla SDMI erano state craccate. Oggi gli esperti di Princeton ribadiscono: non è vero
Ieri gli organizzatori di HackSDMI avevano annunciato che solo due delle cinque tecnologie di protezione della musica messe a punto dalla SDMI erano state craccate. Oggi gli esperti di Princeton ribadiscono: non è vero

Roma – Non ci stanno gli esperti di Princeton a passare per dilettanti e nelle scorse ore hanno spiegato perché tutti i sistemi di sicurezza messi a punto dalla SDMI per HackSDMI sono stati craccati e sono craccabili.

La SDMI ieri aveva affermato che delle cinque tecnologie di sicurezza messe a punto per “proteggere la musica”, cioè evitare che sia copiata abusivamente, solo due erano state superate dai tanti che hanno partecipato al concorso messo in piedi per testare la robustezza delle protezioni. Leonardo Chiariglione, a capo della SDMI, aveva smentito di recente le dichiarazioni di “alcuni” che avevano dato per “spacciate” le tecnologie di sicurezza prima che il panel di esperti della SDMI avesse completato le verifiche.

Ma secondo il team di Princeton guidato da Edward Felten, le dichiarazioni della SDMI non corrispondono alla realtà. E spiega perché: il concorso era articolato in due fasi. La prima, a cui ha partecipato Princeton, e la seconda, alla quale si poteva accedere solo firmando un documento con il quale ci si impegnava a non diffondere notizie su quanto sarebbe accaduto o sulle tecnologie impiegate senza l’approvazione di SDMI.

A causa di questo meccanismo, il team di Princeton decise di fermarsi al primo “step” e di dare a Salon.com l’occasione per parlare del cracking su tutte le tecnologie messe a punto dalla SDMI. Secondo Felten e colleghi, infatti, gli attacchi “sferrati” a quei sistemi dal team di Princeton semplicemente non sono stati considerati dalla SDMI proprio perché il team non ha acceduto al secondo step.

Felten dunque ribadisce che fin dal primo step insieme ai suoi ricercatori aveva violato tutti quei codici e ha anticipato che a breve verrà pubblicato uno studio che dimostrerà quanto accaduto anche sul piano tecnico. A questo punto, per conoscere la verità e probabilmente il futuro, se ci sarà, della SDMI, non rimane che attendere.

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Pubblicato il
10 nov 2000
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