Chi ha violato SDMI non può parlare

Chi ha violato SDMI non può parlare

Il professore di Princeton alla guida del team di esperti che ha violato tutti i codici di protezione messi in piedi dall'alleanza della musica protetta spiega che i suoi legali lo hanno avvertito: deve tenere la bocca chiusa
Il professore di Princeton alla guida del team di esperti che ha violato tutti i codici di protezione messi in piedi dall'alleanza della musica protetta spiega che i suoi legali lo hanno avvertito: deve tenere la bocca chiusa

Princeton (USA) – Nuovo round nella battaglia della Secure Music Digital Initiative (SDMI), l’alleanza che vorrebbe imporre ai file musicali tecnologie capaci di impedirne la duplicazione abusiva. Il professore di Princeton che ha guidato il team di scienziati che nei mesi scorsi ha violato tutte le tecnologie della SDMI nel concorso HackSDMI organizzato da quest’ultimo intende, infatti, pubblicare i modi e i sistemi utilizzati nell’operazione.

Ma proprio ieri sul New York Times il professore Edward W. Felten ha spiegato di non essere più così sicuro di poter pubblicare quei risultati. I suoi legali infatti temono che in quel caso la SDMI di Leonardo Chiariglione possa ricorrere ad alcune clausole del Digital Millennium Copyright Act (DMCA) per accusare Felten di divulgazione di sistemi atti a violare tecnologie di protezione del copyright. Un’accusa del genere porterebbe con sé il rischio di anni di carcere e multe salatissime.

Questa possibilità è tanto più concreta se si considera quanto accaduto con il DeCSS, il software che può consentire di violare le protezioni (CSS) che l’industria pone sui contenuti prodotti e distribuiti in DVD. Come noto, il DeCSS, frutto di una mera operazione di reverse engineering, è stato vittima di una campagna di censura senza precedenti che ha costretto decine di siti a rendere indisponibile il programma e addirittura i link ad altri siti che lo pubblicano…

Ma Felten non demorde e sta studiando la questione con i suoi legali proprio perché il suo team decise di partecipare solo alla prima fase di HackSDMI per non dover incorrere nelle clausole censorie previste per i partecipanti alla seconda fase del concorso. Clausole che di fatto impediscono a chiunque avesse violato in quella fase le tecnologie SDMI di spiegare in pubblico il procedimento adottato.

Felten e il suo team, come si ricorderà, al termine della prima fase annunciarono di aver superato tutte le barriere SDMI, una circostanza prima negata dalla stessa SDMI e poi ammessa a denti stretti ma ritenuta “invalida” in quanto avvenuta nella prima fase del concorso e non nella seconda, dalla quale sono emersi i vincitori di HackSDMI.

Un capitolo difficile, dunque, ancora lontano dal chiudersi, che mette però in luce, secondo gli osservatori, la reale difficoltà dell’industria musicale nel fare fronte alle opportunità offerte agli utenti dai nuovi supporti digitali, opportunità che confliggono con uno schema, quello della blindatura del diritto d’autore, che sembra ormai irrimediabilmente obsoleto.

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Pubblicato il
16 gen 2001
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