Dossier/ La crisi delle flat-rate

Dossier/ La crisi delle flat-rate

EDI&SONS propone a molti utenti di trasferirsi su connessioni dial-up tradizionali con tariffazione a tempo. Il futuro è nero ed investe anche i reseller. L'attesa per i numeri 700, il ruolo di Telecom. Due casi di eccellenza
EDI&SONS propone a molti utenti di trasferirsi su connessioni dial-up tradizionali con tariffazione a tempo. Il futuro è nero ed investe anche i reseller. L'attesa per i numeri 700, il ruolo di Telecom. Due casi di eccellenza


Roma – Periodo durissimo per le flat-rate italiane che continuano, ormai da mesi, ad essere nell’occhio del ciclone delle critiche che arrivano da una quantità di utenti insoddisfatti. EDI&SONS , provider che a suo tempo lanciò una flat-rate dalle tariffe particolarmente attraenti, in questi giorni si è mosso come se stesse abbandonando definitivamente il campo dell’offerta flat.

Nessuna comunicazione ufficiale è giunta dall’azienda in questo senso, ma sono settimane che gli utenti non riescono quasi a connettersi e molti di coloro che hanno scritto al provider non hanno avuto alcuna risposta da EDI&SONS. Anche Punto Informatico non ha avuto, in questi giorni, miglior fortuna. Un segno di vita, se così si può definire, è arrivato a molti utenti che chiedevano spiegazioni. Una lettera standard che sembra dire tutto:

“Gentile Cliente,
l’azienda non riesce più a fornire il servizio su numero verde. Per non far rimanere i nostri utenti senza collegamento abbiamo attribuito a ciascun utente una user e password su un numero a tariffa urbana a tempo.
Se desidera sapere qual’è la user che gli è stata assegnata la invito a inviare una e-mail con la sua vecchia user di connessione. I numeri di telefono li potrà trovare sul nostro sito www.edisons.it cliccando sul link “scarica l’elenco dei pop” (http://www.edisons.it/pop.xls) e sceglie quello più vicino alla sua zona.
La preghiamo di utilizzare questo collegamento in futuro, l’impostazione e l’uso della Sua posta elettronica rimane invariato.
Se desidera invece recedere dal contratto Le devo chiedere di avanzare una richiesta formale o via fax (0755057838) o via raccomandata (via F.Faruffini n°2 06129 Perugia) dove richiede di essere rimborsato per i mesi non goduti.
La Sua richiesta verrà poi inoltrata all’amministrazione e Lei verrà informato esclusivamente via e-mail degli sviluppi.
Se desidera avere altre informazioni La preghiamo di contattarci telefonicamente al numero verde dell’assistenza tecnica 800236623.
Rimanendo a disposizione per ogni altra informazione e chiarimento Le porgiamo i nostri più cordiali saluti.
Area tecnica
assistenza@edisons.it
EDI&SONS S.P.A.. Perugia (Italy) 06129 Via Faruffini 2
Telefono 800.645.111 http://www.edisons.it”

Prima di questa comunicazione, un’altra lettera EDI&SONS spiegava: “La EDI&SONs S.p.A. comunica che per motivi esterni alla propria volontà si trova in difficoltà ad erogare il servizio di collegamento su numero verde. L’azienda ai vari livelli sta tentando di risolvere la situazione verificatasi. Scusandoci per l’accaduto quanto prima forniremo informazioni in merito”.

“La fine della flat”, come qualcuno l’ha definita, per gli utenti EDI&SONS non significa soltanto non disporre più della connessione Internet acquistata ma anche vivere nell’incertezza sul destino delle quasi 600mila lire che molti di loro hanno pagato anticipatamente al provider per accedere al servizio. Una situazione ben più critica, dunque, di altri fornitori che consentono pagamenti mese per mese e dunque permettono un meno traumatico “sganciamento”. Tanto più critica se si considera che il numero verde citato nella lettera risulta, mentre scriviamo, irraggiungibile.


Della questione gli utenti dibattono, e in molti pensano anche ad azioni legali, nei newsgroup dedicati, come it.tlc.provider.disservizi, e nei forum dei siti della protesta, da vittime EDI&SONS a EDIbluff .

Un altro problema che investe alcune centinaia di utenti è quello delle aziende che, come Active Network , appoggiano una parte consistente delle proprie linee sull’infrastruttura fornita da EDI&SONS e che ora, proprio come i loro utenti, si trovano a dover fronteggiare, loro malgrado, una situazione desolante.

Interpretare correttamente quanto sta accadendo ad EDI&SONS e in generale al mondo delle flat-rate italiane non è facile. Da una parte gli utenti, attirati a questi servizi da pubblicità esplicite secondo cui flat-rate equivale a connessioni 24 ore su 24 e 365 giorni all’anno, dall’altra gli operatori, colpevoli di aver promosso in quel modo servizi che non sono pensati come linee dedicate (che costerebbero ben di più), ma anche schiacciati tra il mercato consumer e il ruolo dominante dell’ex monopolista telefonico, Telecom Italia, proprietario del backbone infrastrutturale al quale gli operatori perlopiù si appoggiano per fornire i propri servizi. E alle cui cangianti condizioni devono sottostare.

E non sarà facile nemmeno uscirne. Per gli utenti, che come nel caso EDI&SONS dovranno essere rimborsati dall’operatore, sebbene nell’ultima comunicazione non venga fornita alcuna garanzia su modi e tempi. Per i provider, che si trovano a gestire una situazione che rischia di mandarli fuori dal business. Appare sempre più probabile che gruppi di utenti, non solo di EDI&SONS ma anche di Aruba o Galactica, si organizzino per azioni legali contro i provider.

E se saranno i tribunali a decidere come finirà – e a tirar fuori verità che non sembrano emergere dalle imprese per la difficile posizione in cui si trovano – ci sarà probabilmente da aspettare il varo degli ormai fantomatici numeri 700 prima di tornare a parlare serenamente di flat-rate in questo paese.

Come si ricorderà, i numeri 700, di cui Punto Informatico parlò per primo nell’ormai lontano luglio 2000 , dovevano essere introdotti molti mesi fa e invece, con danno di tutti, ancora non ci sono ancora date certe. L’arrivo di quei numeri, secondo gli operatori del settore, dovrebbe consentire nuove modalità di tariffazione e rapporti più chiari ed espliciti tra provider e fornitori di connettività: due condizioni essenziali per il rilancio delle flat in Italia.

In due casi, però, la flat-rate sembra “reggere”, per due ragioni molto evidenti.


Da circa cinque mesi NGI , network specializzato nel gaming online e nella fornitura di servizi accessori, offre una serie di soluzioni di connessione flat e non. In particolare offre F4 , una flat-rate pensata in origine per chi è interessato a giocare via Internet.

NGI la chiama “a flat to play!!” e prevede l’utilizzo di un numero verde senza scatto alla risposta che collega direttamente ai server di gioco di NGI ed al backbone fornito da I.NET.

Il sistema implementa una tecnologia, AUP, sviluppata da NGI, che favorisce il “turnover” degli utenti al collegamento consentendo a ciascuno di loro di sfruttare la connessione per il maggior tempo possibile senza però “togliersi tempo” a vicenda. Si tratta di un sistema unico che sembra essere una delle ragioni per cui F4 “funziona”, un sistema che tiene conto del fatto che il rapporto modem-utenti è di 1 a 4, cioè che una linea viene condivisa in maniera statistica da 4 utenti.

Per evitare che l’utilizzo di F4 sia quello di una linea dedicata (che NGI offre e che naturalmente costa molto più della flat), AUP si attiva “se e solo se, la percentuale delle linee occupate è superiore al 90% (praticamente vicini alla saturazione). Solo chi è connesso superando il limite minimo di 6 ore di connessione contigua viene disconnesso per un minuto. Una volta riconnesso, se la saturazione è ancora in corso, si viene disconnessi dopo un tempo minimo uguale a 60 min diviso il numero di volte che si è già stati disconnessi. Viene kickato chi dalle 00:00 del giorno precedente ha accumulato più di 12 ore di connessione fra quella fatta ieri ed oggi, tranne la connessione in corso. Questo sistema serve per liberare per un minuto una linea permettendo la connessione di un altro utente.”

La versione standard di F4 prevede dunque: connessione a numero verde con rapporto modem-utenti 1 a 4. Tecnologia AUP e connessione ad Internet con ISDN a 64 o 128 Kbps. Il contratto può essere trimestrale o annuale mentre il pagamento può essere effettuato anche su base mensile. Chi paga tutto l’anno in anticipo non paga un mese di connessione. Nell’abbonamento sono anche compresi: la possibilità di sfruttare una linea analogica come back-up, casella di posta elettronica con spazio illimitato e l’accesso al news server news.ngi.it.

Tutto questo ha naturalmente un costo.

Per la versione con connessione a 64 Kbps, l’abbonamento costa 110mila lire al mese per chi paga un anno anticipato. Costa 120mila lire al mese per chi paga mese per mese, 140mila lire per chi si abbona per tre mesi e 42mila per chi vuole sperimentarla per una settimana.

Con la versione a 128 Kbps, invece, un anno con pagamento unico anticipato costa 220mila lire al mese, 240mila lire con pagamento mensile, 280mila per tre mesi di abbonamento e 84mila per una settimana (tutti i prezzi Iva inclusa).

Entro pochi giorni NGI lancerà il servizio “linea dedicata” per chi vuole connettersi con un rapporto “un modem per ogni utente”; un servizio che chiederà 7.920.000 lire per un collegamento a 64 Kbps (Iva esclusa) e 15.840.000 lire per un collegamento a 128 Kbps (Iva esclusa). Un’opzione, quest’ultima, il cui costo supererà di poco quello di una ventina di Playstation2 Sony.


Infostrada è presente nel mondo delle flat-rate con due tipologie diverse di contratto. Il primo, Libero@Sogno, ha incontrato come molte altre flat, numerosi problemi di percorso con relative proteste degli utenti. Il secondo, Tempo Zero, si afferma invece come flat-rate, che integra Internet e telefonia fissa, e che sembra soddisfare i suoi clienti.

Tempo Zero è un’offerta pensata da Infostrada per far sì che gli utenti chiamino con Infostrada per qualsiasi telefonata intendano fare, urbana o interurbana, dal telefono fisso. Tutte queste chiamate, infatti, sono comprese in un abbonamento mensile che comprende anche la navigazione su Internet senza limiti di tempo sui servizi di Libero 1055.

Per sfruttare correttamente il servizio, infatti, tutte le chiamate e le connessioni effettuate con Tempo Zero vanno precedute dal “prefisso” Infostrada 1055. La tariffazione rimane la stessa solo se con questa modalità ci si collega ai punti di accesso Libero 1055. Ci si può collegare anche ad altri provider, naturalmente, ma questo significa perdere la tariffa agevolata.

Un limite importante all’utilizzo di Tempo Zero sta nell’impossibilità di utilizzare questa modalità via ISDN. Ma è un limite che ha forse contribuito alla capacità di Tempo Zero di soddisfare i propri utenti, tenendo “alla larga” dal servizio un tipo di utenza che avrebbe probabilmente utilizzato molto, o forse troppo, questo tipo di connessione. E non è certo secondario il fatto che le linee di Tempo Zero sono quelle di Infostrada, il secondo operatore di telefonia fissa in Italia.

L’abbonamento a Tempo Zero, comprensivo delle telefonate urbane e interurbane da rete fissa, costa 95mila lire al mese (Iva esclusa).

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Pubblicato il 24 mag 2001
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