Spammare i newsgroup. Dopland.com

Spammare i newsgroup. Dopland.com

Le sue offerte di ecommerce sono arrivate in newsgroup che si occupano di Linux, hanno intasato le mailbox di utenti che se ne sono lamentati anche sulla lista Abuse del NIC. E non è l'unico caso
Le sue offerte di ecommerce sono arrivate in newsgroup che si occupano di Linux, hanno intasato le mailbox di utenti che se ne sono lamentati anche sulla lista Abuse del NIC. E non è l'unico caso


Roma – Quanto costa inviare spam a numerosissimi indirizzi email senza curarsi se chi riceve quelle email è interessato o meno a quello che viene proposto? E che ritorni offre a chi lo fa? Il ritorno deve essere davvero entusiasmante per gli amministratori di Dopland.com, un sito che sfrutta Internet per vendere, che hanno preferito incorrere nelle ire di molti utenti piuttosto che cercare la strada di una comunicazione selezionata via email.

In realtà, sono molte le aziende online che hanno adottato i migliori principi del permission marketing e di altre strategie che prevedono la costruzione di un rapporto privilegiato con l’utente-cliente e che dunque escludono a priori l’ipotesi dello spam, cioè dell’invio in massa di un unico messaggio ad una molteplicità di soggetti non selezionati.

Come si evince dalla lista abuse del NIC italiano, il negozio di e-commerce è già stato denunciato più volte come spammer.

L’ultimo spam è segnalato non solo nelle mailbox di molti utenti ma anche su mailing list e newsgroup come mlist.linux.kernel, fa.linux.kernel o it.aiuto.

In coda ai messaggi di abuso, questa società ha inserito il seguente disclaimer:

“Ai sensi della legge 675/96, La informiamo che la sua e-mail è stata trovata su internet che è un ambito pubblico. E’ Sua facoltà esercitare i diritti di cui all’art.13 della suddetta legge. Se non desidera ricevere nostre ulteriori e-mail risponda inserendo il messaggio “recessione” nell’oggetto. Il suo indirizzo verrà in ogni caso cancellato dalla lista dopo questo invio.”


La società sembra dunque ritenere che Internet sia un ambito pubblico e che dunque le email che appaiano negli spazi elettronici siano liberamente utilizzabili come destinazione di spam commerciale. In realtà la legge prevede che ogni trattamento di dato personale sia sottoposto ad autorizzazione del titolare dei dati.

E una recente decisione del Garante proprio in materia di spam premetteva che non è da considerarsi lecito rastrellare indirizzi online per utilizzarli per invii indiscriminati di email. Secondo il Garante la “conoscibilità degli indirizzi di posta elettronica non consente di per sé l’invio generalizzato di e-mail di qualunque contenuto siano i messaggi”.

Naturalmente, al di là della legge, qualcuno si è chiesto che senso possa avere per un’azienda che deve vivere del rapporto con gli utenti Internet, suoi potenziali clienti, inviare un’email a una quantità di persone che non l’hanno richiesta né sono interessati ai prodotti che l’azienda stessa vende. La reazione che può suscitare un messaggio del genere laddove si parla del kernel di Linux è facilmente immaginabile.

Il problema maggiore, però, sta nel fatto che nonostante una maggiore consapevolezza diffusa sullo spam online, oggi rispetto a ieri, continuano a verificarsi fenomeni di abuso, dovuti a ignoranza delle norme e della netiquette o, in altri casi, a un preciso calcolo .

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Pubblicato il
25 mag 2001
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