Itanium oggi debutta. Ecco come

Itanium oggi debutta. Ecco come

Il chippone Intel inaugura l'era dei 64 bit, approdo ancora lontano per i computer da scrivania ma che presto potrebbe competere su server e workstation con le piattaforme RISC. La sfida parte oggi
Il chippone Intel inaugura l'era dei 64 bit, approdo ancora lontano per i computer da scrivania ma che presto potrebbe competere su server e workstation con le piattaforme RISC. La sfida parte oggi


Roma – Per i 64 bit di Intel oggi è il gran giorno. Dopo aver accumulato ritardi su ritardi il progetto Merced, il vecchio nome in codice di Itanium, sembra finalmente pronto al debutto sul mercato.

Un portavoce di Intel Italia ha riferito a Punto Informatico che il colosso di Santa Clara non sembra intenzionato ad organizzare un lancio in piena regola, limitandosi, con tutta probabilità, ad un semplice comunicato stampa con il quale annuncerà la disponibilità di Itanium nel suo primo modello a 800 MHz.

I protagonisti di questo debutto saranno pertanto quel pugno di produttori di PC, fra cui HP, Dell e IBM, che oggi presenteranno alla stampa i loro primi sistemi basati su Itanium.

HP ha già pronti due server e una workstation, fra cui un server RX9610 a 16 vie, mentre Dell svelerà una workstation PowerEdge 7150 a 4 vie e Big Blue una IntelliStation Z-Pro 6894 a due vie.

Più avanti, anche Compaq si getterà nel nuovo business dei PC a 64 bit, mentre Sun non ha mostrato nessun interesse verso l’architettura IA-64 di Intel, sostenendo che la sua piattaforma proprietaria Solaris Sparc è di gran lunga superiore e collaudata.

I nuovi sistemi equipaggiati con Itanium costeranno di più rispetto ai server e alle workstation che adottano gli attuali Pentium III Xeon, ma Intel giustifica questo incremento di costo con le maggiori prestazioni che l’architettura a 64 bit riuscirà a fornire, soprattutto in campi quali i database e le applicazioni scientifiche e ingegneristiche.

Dopo aver quasi monopolizzato il segmento di mercato desktop, dopo essersi spinti con sempre maggior profondità in quello delle workstation low-end, i PC sfidano ora le fasce più alte del mercato, quelle da sempre nelle mani dei sistemi proprietari RISC/Unix. Rispetto a questi ultimi, però, l’architettura a 64 bit di Intel deve ancora dimostrare tutto: vantaggi, prestazioni, stabilità, costi.

Un’altra grande sfida sarà sulle applicazioni. Inizialmente Intel ha previsto che ne saranno disponibili dalle 20 alle 60, ma il gigante dei chip confida nel fatto che i produttori di software interessati all’architettura IA-64 cresceranno sempre più e, entro l’anno, le applicazioni convertite per Itanium saranno circa 400.

Attualmente sono sette i sistemi operativi in grado di “parlare” il linguaggio IA-64 di Itanium: HP-UX di HP, AIX 5L di IBM; le versioni a 64 bit di Windows e le distribuzioni Linux di Red Hat, Caldera, SuSE e TurboLinux. Inutile dire che i due sistemi operativi che la faranno da padrone anche nel settore dei PC a 64 bit, saranno i due antagonisti per antonomasia: Windows e Linux.


Secondo Dell, il suo PowerEdge 7150, disponibile a partire da luglio, è “in grado di offrire le stesse prestazioni, disponibilità, gestibilità e scalabilità delle architetture proprietarie RISC a un costo infinitamente più contenuto”.

Intel afferma che “secondo i primi test effettuati, i server basati su processori Itanium superano le prestazioni dei sistemi che utilizzano processori proprietari RISC, grazie all’esecuzione delle applicazioni che forniscono sicurezza per le transizioni Internet”.

Ma il punto chiave, come ribadito da Intel, è la sfida fra un’architettura aperta, come quella dei PC, e quelle proprietarie dei sistemi RISC: “I server basati su tecnologie standard sono, di norma, meno costosi da acquistare e mantenere rispetto ai sistemi proprietari a causa del grande numero di produttori software, service provider e consulenti necessari a supportarli”.

Dell spiega che “i processori Itanium con architettura a 64-bit estendono le funzionalità dei server Intel, aumentando in modo esponenziale la memoria con la quale il microprocessore può interagire di volta in volta, permettendo al sistema di processare molte informazioni più velocemente rispetto al solito. Per di più, – continua Dell – il nuovo processore migliora le prestazioni del floating-point, la capacità del sistema di effettuare calcoli complessi per applicazioni scientifiche quali programmi di ingegneria utilizzati per il modeling e i test di performance”.

Se tutto ciò risponde a verità, e in che misura, solo il mercato saprà dirlo. Nel frattempo è la stessa Intel a mettere le mani avanti e sostenere che questa prima generazione di chip IA-64, Itanium, è soltanto una CPU di sviluppo: questo chip tirerà avanti soltanto pochi mesi per poi lasciare il posto, il prossimo anno, a McKinley .

McKinley sarà vista dai maggiori produttori come la prima vera piattaforma commerciale IA-64, una CPU nella quale Intel integrerà tutto ciò che non ha fatto in tempo a inserire in Itanium, ottimizzando l’architettura e spingendo le prestazioni.


La strada che porta a Itanium parte nel lontano 1993, quando HP rivelò i suoi piani per progettare una nuova architettura che fosse alternativa a quella RISC e ne superasse alcune arcaiche limitazioni.

L’idea era quella di riuscire a progettare chip che, pur rivolgendosi al mercato di fascia alta, potessero contare su un processo produttivo a basso costo ma su un’architettura prestante e altamente scalabile. Ma per un progetto del genere occorrevano molti soldi, e HP capì che da sola non ce l’avrebbe mai fatta.

Era il 1994 quando Intel e HP annunciarono pubblicamente la loro alleanza e l’intenzione di sviluppare congiuntamente una nuova generazione di processori in grado di competere con le rivali del calibro di Sun e IBM.

Per l’architettura di questi chip, oggi battezzata IA-64, HP scelse di combinare la sua tecnologia superscalare con quella very long instruction word (VLIW), adottata anche da Transmeta per le sue CPU Crusoe.

Secondo Bob Rau, uno scienziato di HP, “un chip VLIW opera come un’orchestra classica, suonando composizioni già scritte, mentre un chip superscalare lavora più similmente ad un quartetto jazz, dove i musicisti improvvisano e reagiscono al volo al modo di suonare degli altri musicisti”.

Il nome che HP diede alla sua architettura ibrida fu Explicitly Parallel Instruction Computing (EPIC), una tecnologia che, a detta del noto marchio, combina il meglio dei due progetti per risolvere grossi e annosi problemi che da sempre hanno afflitto le due architetture tradizionali: CISC e RISC.

L’alleanza fra Intel e HP avrebbe portato vantaggi per entrambe: per la prima era l’occasione di entrare nell’ambìto e lucroso mercato dei server, per la seconda l’opportunità di veder diffusa una piattaforma su cui sarebbe potuta partire avvantaggiata rispetto agli avversari.

Occorsero quasi tre anni alle due aziende per buttar giù il primo progetto basato sull’architettura EPIC: Merced, ora noto come Itanium. Tre anni in cui i due colossi cercarono di far convergere le loro due diversissime filosofie di sviluppo: quella di Intel tesa a creare chip economici e senza troppi fronzoli, e quella di HP tesa a creare chip complessi e di proporzioni poco adatte al mercato PC.

Alla fine ne è uscito fuori questo Itanium che, accanto alla necessità di mantenere basse le sue dimensioni per minimizzare i difetti di produzione, e quindi il suo costo finale, integra comunque funzionalità di alto livello, come la correzione degli errori (macchine check architecture).

Dopo anni di ricerca e colossali investimenti, Intel e HP si dovranno ora affidare al giudizio del mercato, per certi versi ancora tutto da inventare. L’era dei PC a 64 bit è dunque iniziata, ma ci vorranno anni prima che i suoi fondatori ne raccolgano i frutti: nel frattempo Athlon e Pentium continueranno ad azzuffarsi per un pugno di bit, per la precisione 32.

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Pubblicato il
29 mag 2001
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