Sarà di HP il supercomputer Linux più veloce

Sarà di HP il supercomputer Linux più veloce

HP darà presto il via allo sviluppo di un supercomputer Linux per il Dipartimento americano per l'Energia, un mostro da oltre 8mila miliardi di calcoli al secondo. Una bestia capace di rivaleggiare con i più veloci del mondo
HP darà presto il via allo sviluppo di un supercomputer Linux per il Dipartimento americano per l'Energia, un mostro da oltre 8mila miliardi di calcoli al secondo. Una bestia capace di rivaleggiare con i più veloci del mondo


Palo Alto (USA) – HP porterà Linux dove nessuno, prima d’ora, lo aveva mai condotto: nella top-ten dei computer più potenti al mondo. Tutto questo costerà la bella cifra di 24,5 milioni di dollari e, a pagare, sarà il Dipartimento americano per l’Energia (DoE).

L’ente ha commissionato ad HP la costruzione di un supercomputer Linux capace di eseguire 8.300 miliardi di calcoli al secondo (8,3 teraflops), una potenza che non solo ne fa il sistema Linux più veloce al mondo, ma lo piazza anche fra le prime dieci posizioni nella classifica generale dei supercomputer.

Per Hewlett-Packard si tratta naturalmente di una commessa di grande rilievo ma lo è anche per il mondo Linux che da questo genere di iniziative trae nuova linfa vitale. Perché dimostrano la capacità del Pinguino di adattarsi ad ambienti applicativi del tutto diversi garantendo prestazioni di altissimo livello.

Il “mostro” HP verrà impiegato in una vasta gamma di settori, fra cui lo studio di problemi chimici legati alle scienze naturali, la progettazione dei materiali, l’analisi dei composti chimici nell’atmosfera, ed altre ricerche nel campo della geochimica, biochimica, radioattività e sistemi biologici.

Il supercomputer sarà formato da 1.400 processori McKinley e Madison, il nome in codice della prossima generazione di CPU IA-64 di Intel, da 1,8 terabyte di memoria e da 170 terabyte di spazio disco.

Il “cervellone”, che dovrebbe divenire operativo agli inizi del 2003, sarà installato presso la Molecular Sciences Computing Facility del DoE e andrà a rimpiazzare un precedente sistema IBM datato 1997.

Nell’ambiente non ha mancato di destare un po’ di sorpresa il fatto che, per una volta, non vi sia IBM dietro ad un progetto di tali proporzioni riguardante Linux, tanto più che fino ad oggi HP non aveva mai scommesso in modo così deciso sull’OS free. Ma alla sorpresa si sostituisce ora l’interesse e la speranza di alcuni che HP voglia spingersi più in là del supercomputing sulla via dell’open source.

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Pubblicato il 18 apr 2002
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