Arabia, in carcere per un articolo web

Arabia, in carcere per un articolo web

Un contestatore è finito dietro le sbarre dopo aver criticato pubblicamente il manipolo di consulenti di cui si circonda la famiglia reale saudita. Il Governo: non sappiamo che fine abbia fatto
Un contestatore è finito dietro le sbarre dopo aver criticato pubblicamente il manipolo di consulenti di cui si circonda la famiglia reale saudita. Il Governo: non sappiamo che fine abbia fatto


Riad (Arabia Saudita) – C’erano stati segnali di apertura del regime saudita rispetto alle pubblicazioni online, ma nelle scorse ore le speranze dei più ottimisti si sono frantumate: sono arrivate infatti conferme dell’arresto di un celebre contestatore colpevole di essersi espresso liberamente su Internet.

Si è infatti saputo che Mohsen al-Awajy è ormai da alcuni giorni nelle mani della polizia e il suo arresto viene collegato alla pubblicazione su web di un articolo nel quale denunciava una cricca di consiglieri di cui si è circondata la famiglia reale. A suo dire, infatti, da questo manipolo di individui che di rado salgono agli onori delle cronache deriva il vero potere della famiglia reale.

Alla notizia dell’arresto numerosi reporter hanno chiesto informazioni al ministero degli Interni saudita che però ha dichiarato di non sapere nulla dell’uomo. Una reticenza che qualcuno interpreta con preoccupazione.

Secondo un collega di al-Awajy intervistato da Reuters , Sheikh Abdelaziz al-Qassem, l’arresto è dovuto a quell’articolo, che pare sia stato ripreso da numerosi siti web, e ci vorrà del tempo per chiarire il destino del suo autore: “Immagino che sarà in stato di fermo per alcune settimane”.

Va detto che l’uomo finito nelle maglie della censura era già stato arrestato negli anni ’90 per aver chiesto riforme democratiche ed è rimasto dietro le sbarre per quattro anni. Un precedente che ora potrebbe aggravare la sua posizione.

L’arresto desta ad ogni modo una qualche sorpresa. Re Abdullah fin dallo scorso agosto, quando ha assunto il potere succedendo a Re Fahd, aveva dato segnali di “distensione” rispetto alle posizioni dei più critici, addirittura concedendo la grazia a diversi detenuti per motivi di opinione. Un atteggiamento tollerante che, quando si tocca direttamente la famiglia reale, non è evidentemente lecito attendersi.

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Pubblicato il
14 mar 2006
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