Pandora, il prezzo della musica

Pandora, il prezzo della musica

La webradio statunitense ottiene di pagare royalty meno salate di quelle richieste dalla collecting society ASCAP. Ma lo streaming resta un'attività più costosa rispetto alle radio tradizionali
La webradio statunitense ottiene di pagare royalty meno salate di quelle richieste dalla collecting society ASCAP. Ma lo streaming resta un'attività più costosa rispetto alle radio tradizionali

La Rete costa più della radio FM per le emittenti che intrattengono gli utenti con la musica già ottenuta in licenza e pagata ai detentori dei diritti: da tempo Pandora accusa di discriminazione la collecting society statunitense ASCAP, che impone ai servizi online tariffe più alte per le royalty dovute agli autori. È stato un giudice, ora, a stabilire quale sia il prezzo giusto.

Gli attriti tra la webradio Pandora e ASCAP hanno ormai consumato i rapporti che intrattenevano: già dal 2012 Pandora lamentava l’iniquità di royalty fissate al 4 per cento del fatturato, quando le radio tradizionali che operino dei webcast accontentano gli artisti con l’1,7 per cento del fatturato. Una battaglia senza esclusione di colpi: da un lato Pandora, che è arrivata ad acquisire una stazione radio FM per ottenere la musica a tariffe più eque; dall’altra la collecting society, decisa a combattere fino alla fine nel nome degli autori. Autori che peraltro si sono sonoramente mobilitati , nel tentativo di fare chiarezza riguardo alle fumose dinamiche di retribuzione previste dal servizio.

Pandora, nel frattempo, è riuscita a convincere la giustizia statunitense delle proprie ragioni nello stabilire il corrispettivo da versare alla collecting society a partire dal 2011 e per gli anni a venire. Se ASCAP pretendeva per il primo biennio l’1,85 per cento del fatturato della webradio, per poi salire nel 2013 al 2,5 per cento, fino a raggiungere il 3 per cento per il biennio 2014-2015, Pandora avrebbe voluto pagare quanto dovuto dalle radio tradizionali (1,7 per cento), disposta a sborsare un massimo pari all’1,85 per cento delle proprie entrate. Il giudice Denise Cote ha fissato la quota all’1,85 per cento per tutto il quinquennio.

Se Pandora non ha ancora commentato riguardo alla decisione, e c’è chi ricorda come il servizio foraggi l’industria della musica attraverso le licenze, l’industria del copyright è in subbuglio, con il CEO di Sony Music che la definisce come una “netta sconfitta per gli autori di musica” che con una simile percentuale “non avranno di che vivere”. Il CEO di ASCAP John LoFrumento sottolinea invece come Pandora non abbia ottenuto una vittoria schiacciante: la webradio non è riuscita ad essere equiparata alle radio tradizionali, questione di particolare importanza per l’industria della musica in un mercato in cui lo streaming, lo dimostrano anche i dati IFPI appena rilasciati , è in fortissima ascesa.

Gaia Bottà

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Pubblicato il
19 mar 2014
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