PayPal si nega a Mega

PayPal si nega a Mega

Le transazioni sono state sospese: la cifratura occulterebbe la vera natura del servizio di hosting. A parere di Mega, c'è lo zampino dell'industria del copyright
Le transazioni sono state sospese: la cifratura occulterebbe la vera natura del servizio di hosting. A parere di Mega, c'è lo zampino dell'industria del copyright

I pagamenti per i servizi premium di cloud storage sono stati sospesi: PayPal ha unilateralmente deciso di interrompere le transazioni per Mega e ha attribuito la propria scelta alle soluzioni di cifratura dei contenuti messe a disposizione dalla piattaforma.

Il servizio di hosting cifrato erede del fu Megaupload lo annuncia con un post sul proprio blog ufficiale e non esita ad attribuire le motivazioni delle scelte di PayPal a certi pregiudizi nei confronti del servizio: non si fa esplicita menzione della pirateria, ma l’ombra dell’industria dei contenuti aleggia in ogni porzione del testo.

Secondo Mega l’origine di tutto è il report Behind The Cyberlocker Door , con cui l’associazione non profit Digital Citizens Alliance si era fatta carico di esplorare i modelli di business dei cyberlocker pirata: Mega era stata inclusa nel novero dei servizi illegali, e aveva sporto denuncia per diffamazione. Lo studio aveva aveva avuto una certa presa sulle istituzioni statunitensi, e si era riverberato in concrete pressioni sugli intermediari dei pagamenti come Visa e Mastercard, invitate a tagliare i ponti con i siti oggetto dell’analisi. PayPal, che nel report era indicata come uno dei soggetti più collaborativi con l’industria dei contenuti, secondo Mega sarebbe stata forzata alla sospensione delle transazioni proprio da Visa e Mastercard, nonostante il servizio di hosting abbia messo a disposizione di tutti gli intermediari dei pagamenti delle analisi che testimonierebbero la perfetta legalità della propria natura.

PayPal, riferisce la piattaforma di hosting, “ha riconosciuto che il nostro business è legale ma ha suggerito che la preoccupazione si concentra sul fatto che Mega offre dei servizi che hanno la particolarità della cifratura end-to-end, la quale determina l’impossibilità di sapere cosa si conserva sulla piattaforma “. Mega ricorda che altri servizi, da iCloud a Dropbox, da Whatsapp a Box, cifrano contenuti e comunicazioni, ma non per questo vengono discriminati, perlomeno non dal mercato .

Mega, in attesa di trovare un gestore che processi le transazioni dovute dagli utenti dei servizi premium, non imporrà limiti nello stoccaggio dei file e offrirà due mesi di abbonamento gratuiti. La piattaforma promette altresì di “non alterare il meccanismo di cifratura end-to-end controllato dall’utente” e si dice orgogliosa di “non essere parte del sistema di mercato statunitense che discrimina i servizi legittimi che operano su scala internazionale”.

Gaia Bottà

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Pubblicato il 3 mar 2015
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