Peppe.com o poppe.com? Tutt'e due, poi si vedrà

Peppe.com o poppe.com? Tutt'e due, poi si vedrà

Ma sì, registriamoli entrambi. E poi quello che rende meno lo cancelliamo senza spendere un centesimo, entro i cinque giorni concessi. Ma solo fino a quando ICANN non si accorge del giochino
Ma sì, registriamoli entrambi. E poi quello che rende meno lo cancelliamo senza spendere un centesimo, entro i cinque giorni concessi. Ma solo fino a quando ICANN non si accorge del giochino

Per tutti gli speculatori che, fino ad oggi, hanno approfittato ripetutamente del grace period , la pacchia è destinata a finire. L’ICANN (Internet Corporation for Assigned Names and Numbers) si è accorta di quanto stava succedendo, e ora pensa a una mossa strategica per arginare l’abuso del domain tasting , l’assaggio dei nomi a dominio: ora si pagherà sempre qualcosa , anche solo per assaggiare un indirizzo.

La pratica speculativa che ICANN intende contrastare consiste nell’approfittare in malafede del periodo di cinque giorni, chiamato appunto grace period , durante il quale è possibile recedere dalla registrazione di un nome a dominio con diritto al rimborso .

Come trarne (indebito) vantaggio? Semplice: molte organizzazioni vi hanno praticamente fondato un vero e proprio business. In pratica registrano i nomi più disparati, composti ad arte, compresi i famosi misspellings : ad esempio Nokua invece di Nokia . Esaminano poi, nell’arco del periodo di “assaggio”, quali di essi abbiano restituito il maggior numero di click sulle pubblicità o semplicemente il più alto numero di visite. A questo punto confermano solo le registrazioni di quelli migliori, cancellando i restanti entro il grace period . Così facendo, pagano solo quelli che tengono , perché per gli altri il denaro viene restituito .

Inutile dire che vi sono pratiche correlate, come quella del cosiddetto front running che consiste nel registrare, con la stessa tecnica, nomi a dominio – ancora inesistenti – risultati molto cercati dagli utenti e che finiscono anch’essi “assaggiati” sfruttando il meccanismo, racconta al New York Times Susan Wade, portavoce di Network Solutions .

Di quei pochi che restano attivi, cosa farne non è un problema: rivenderli a caro prezzo – poiché fonte, appunto, di molti click – oppure utilizzarli per creare siti- civetta , riempiti prevalentemente di parole chiave inserite ad arte, annunci pubblicitari e, soprattutto, poco o nessun contenuto utile .

Jason Keenan, portavoce di ICANN, ha quindi annunciato che la novità prenderà posto nel budget fiscale dell’organizzazione per il 2009, in esame a Parigi il prossimo giugno, e prevederà l’introduzione di un importo che comunque verrà trattenuto, anche a fronte di rinuncia al nome a dominio richiesto.

L’attenzione è stata sollevata da uno studio della stessa ICANN, secondo cui la circostanza, negli ultimi due anni, ha assunto proporzioni non più trascurabili. A gennaio 2005 vi erano 1,7 milioni di domini .com e .net registrati. Di questi, il 41 per cento è stato cancellato durante il grace period . Nel 2007 la situazione è nettamente peggiorata: su 51 milioni di domini registrati, 48 milioni sono stati cancellati approfittando dello stesso meccanismo, vale a dire il 94 per cento .

In definitiva, secondo lo studio, solo 3 milioni di nomi sono effettivamente stati registrati e poi acquisiti: tutto il resto è stato solo “assaggiato”, a sostegno di attività lucrative per lo più poco trasparenti.

La vicenda non è passata inosservata dalle parti di Mountain View: anche BigG ha intenzione di non favorire questo tipo di attività. Entro la fine di febbraio Google non pagherà i domini che utilizzano AdSense se questi hanno meno di cinque giorni di vita.

E in Italia? Al momento un meccanismo di “assaggio” per i domini.it non esiste, ma non mancano circostanze ugualmente dubbie. E gli esempi di domini volutamente misspelled non scarseggiano.

Marco Valerio Principato

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Pubblicato il 1 feb 2008
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