Per RIAA la pirateria è un affare

Per RIAA la pirateria è un affare

Suscita scandalo il modo in cui l'industria tratta gli utenti P2P che decidono di pagare un quantum per evitare costose cause in tribunale. Ecco cosa succede
Suscita scandalo il modo in cui l'industria tratta gli utenti P2P che decidono di pagare un quantum per evitare costose cause in tribunale. Ecco cosa succede

New York – RIAA vuol fare cassa: pare essere questa la motivazione principale dietro il recente restyling del sito P2P Lawsuits , divenuto un portale per la risoluzione di contenziosi a mezzo web in occasione della nuova politica morbida nei confronti delle università e degli studenti americani, da poco inaugurata dall’associazione delle grandi sorelle della musica.

Un anonimo lettore di Boing Boing ha postato l’immagine della “ricevuta” rilasciatagli dal sito, dopo aver sborsato quasi 3.500 dollari per chiudere in via informale un caso di infrazione di copyright a mezzo download. Scrive il lettore: “Chiedo scusa per non usare il mio nome ma lo faccio perché non voglio che RIAA scopra che sono stato io”.

L’immagine, raggiungibile anche a questo indirizzo , oltre ad indicare la somma totale corrisposta, il numero del “caso” e l’indirizzo IP della macchina dell’utente-condivisore, riporta un sorprendente invito a fare “affari futuri” assieme a RIAA. Looking forward to future business together è la tradizionale formula usata dai venditori online per accomiatarsi dagli acquirenti, ma in questo caso suona decisamente fuori posto .

“La cosa mi dà fastidio quasi più di aver dovuto pagare circa 3.500 dollari per un accomodamento “a prezzo ridotto” – commenta ancora l’anonimo beccato da RIAA – E come studente di college che sta tirando fuori quella somma non è una cosa facile da dire”.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il 6 mar 2007
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