Portale? Ma io non parlo così

Portale? Ma io non parlo così

Chi ha ideato il portale di Stato pare ancorato a logiche di rendite di posizione, come se invece di "portale" si trattasse di qualcosa verso cui possano essere incanalati dai vigili del traffico
Chi ha ideato il portale di Stato pare ancorato a logiche di rendite di posizione, come se invece di "portale" si trattasse di qualcosa verso cui possano essere incanalati dai vigili del traffico


Web – egregi signori, sono un lettore di lunga data del quotidiano Punto Informatico. vorrei scrivervi una riflessione mia e di un’altra lettrice della vs. spett. testata, Ave Battistelli, riguardo il cd. portale di Stato.

intanto nessuno dei deficienti che usa a sproposito la parola portale saprebbe definire in cosa consiste. portale è una parola vuota che viene usata proprio in quanto ambigua, una specie di supercazzula che non significa niente e che siccome non bisogna definire si può usare appunto a sproposito.

è una dichiarazione di complicità: se in una conversazione uno usa il termine portale e l’altro annuisce, è come se i due avessero sottoscritto questo patto: “né io né te capiamo un cazzo di quello che diciamo, quindi nessuno dei due può temere di essere sputtanato dall’altro, quindi chiacchieriamo tranquilli”.

venendo allo specifico, la sola definizione di portale di Stato fa pensare che chi l’ha ideato sia ancora ancorato ad una logica basata su rendite di posizione, come se invece di “portale” si trattasse di “forca caudina”, qualcosa attraverso cui tutti sono costretti a passare, qualcosa verso cui possano essere incanalati dai vigili del traffico…

ma su internet nessuno ti costringe ad andare da nessuna parte, quindi tutta questa utilità del portale di Stato proprio non si vede. diventerà, se è un sito inutile, la solita cattedrale nel deserto.

certo, nel frattempo si saranno spesi soldi miei e vostri, ma almeno ne resterà memoria. sarà uno scempio visibile a tutti, non come gli interventi a pioggia nel mezzogiorno o la buvette del parlamento.

in sostanza: lasciamo pure che gli “statali” entrino nel gioco. se non sanno giocare piglieranno una buona batosta e buonanotte.

per quanto riguarda la faccenda dei domini. ok, c’è molto da criticare, ma vi siete fatti un giretto su tutta una serie di siti dai nomi tipo www.informazioni.it ecc. ecc.? ok, se lo so ‘ comprato, ma stanno da anni col solito cartellino “lavori in corso per maggiori info scrivete qui…”, neanche la faccia di dire almeno “ci vendiamo il dominio, quanto ci date?”.

ma che ci stanno a fare? è difficile dire quando un sito non viene aggiornato, ma suvvia, facciamo a capirci. allora pane al pane e vino al vino e diciamo che va bene registrare un nome per farci un business, non tiriamo in ballo libertà e comunismo. la malafede dei registratori di domini è palese!

Luca Boccianti

Rispostina: Verrebbe quasi voglia di vederlo sorgere ‘sto portale eh? Ma dopo le regionali, tutto potrebbe affondare, persino il portale di Stato o l’Anagrafe dei domini…
Paolo De Andreis

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Pubblicato il
19 apr 2000
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