Privacy Facebook, cavoletti di Bruxelles?

Privacy Facebook, cavoletti di Bruxelles?

Il Belgio guarda alla nuova policy relativa alla privacy offerta dal social network: il problema è legato alla chiarezza di alcuni termini, alle impostazioni di default ed al tracciamento effettuato sugli utenti
Il Belgio guarda alla nuova policy relativa alla privacy offerta dal social network: il problema è legato alla chiarezza di alcuni termini, alle impostazioni di default ed al tracciamento effettuato sugli utenti

Facebook potrebbe dover affrontare nuove questioni legali in Europa: stavolta ad interessare le autorità – in special modo quelle belga – sarebbero le recenti variazioni apportate alla sua licenza d’uso relativamente alla gestione della privacy degli utenti.

Ad aprire il caso nei confronti del social network dovrebbe dunque essere ora una commissione belga che si occupa di privacy e che sta analizzando un rapporto redatto dal Centro interdisciplinare di diritto e ICT ( ICRI ) dell’Università di Leuven che ha per oggetto le nuove policy introdotte da Facebook lo scorso 30 gennaio 2015.

Anche se tale rapporto non identifica tutte le novità come negative, riconoscendo che spesso rappresentano solo esplicitazioni di pratiche già consolidate, a preoccupare in particolare i ricercatori è l’autorizzazione che il social network si arroga rispetto alla possibilità di tracciare le abitudini degli utenti su diversi siti web e dispositivi, attraverso la sua app ed il suo sistema di commenti. Problematiche risultano anche la possibilità di utilizzare le foto profilo per scopi commerciali o meno e la possibilità di “raccogliere informazioni sugli utenti in continuazione”.

In generale, poi, è l’impostazione generale del social network a non piacere al Belgio: da un lato l’unica possibilità data a chi non vuole accettare le modifiche è quella di lasciare la piattaforma, dall’altra sono sempre di più le modifiche che l’utente è chiamato ad operare per tutelarsi rispetto all’impostazione di default di completa apertura relativamente a privacy e dati gestibili dall’advertising.

Inoltre – secondo il rapporto – manca chiarezza rispetto ad alcune definizioni, in primis quando si fa riferimento “agli usi a scopi pubblicitari” che Facebook può fare di determinate informazioni.
Ad essere violata sarebbe , in particolare, la normativa europea sui consumatori e la Direttiva europea relativa ai termini contrattuali.

Per il momento Facebook – nei cui confronti non vi è ancora una causa aperta – si è limitata a riferire che le nuove policy sono “più chiare e concise” e che rispecchiano “le nuove funzioni di prodotto” e l’ampliamento del “controllo che le persone hanno sull’advertising”. “Come azienda che ha la sua sede internazionale a Dublino, controlliamo costantemente gli aggiornamenti di prodotto e di policy con il nostro regolatore, il Commissario Irlandese per la Protezione dei Dati, che supervisiona il nostro rispetto della Direttiva sulla Protezione dei Dati dell’UE come implementata nella legge Irlandese”, ha spiegato un portavoce di Facebook. L’azienda ha organizzato un incontro per spiegare la sua posizione alle autorità belga.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
25 feb 2015
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