Psiphon, il web proxy contro la censura

Psiphon, il web proxy contro la censura

Atteso per gli inizi di dicembre un nuovo servizio utile in tutti quei contesti in cui il web surfing viene filtrato da privati o dalla censura di stato. Ecco come funziona
Atteso per gli inizi di dicembre un nuovo servizio utile in tutti quei contesti in cui il web surfing viene filtrato da privati o dalla censura di stato. Ecco come funziona

La censura del web è un fenomeno endemico: realtà come la Cina , l’ Arabia Saudita , l’ Egitto e persino l’ Italia applicano con disinvoltura lucchetti telematici alle informazioni considerate lesive dello status quo o invise agli apparati di potere particolarmente influenti. Per gli utenti più smaliziati, tuttavia, esiste la possibilità di evitare il bavaglio e consultare il web attraverso l’offuscamento della connessione o l’utilizzo di “ponti con l’esterno” che facciano il lavoro di ricerca su commissione. Dal primo dicembre, nella rosa dei software libera-rete entrerà un nuovo, promettente nome: psiphon .

Sviluppato presso il Citizen Lab dell’Università di Toronto , psiphon appartiene alla categoria dei web proxy che si offrono di scandagliare il network globale dietro richiesta dell’utente. Scopo dichiarato del progetto è dare la possibilità a quegli utenti dei paesi con l’accesso alla rete censurato, di sfruttare i proxy server presenti nelle nazioni non interessate dal problema. Diversamente da altri servizi di proxy e di camuffamento delle connessioni, psiphon basa il suo funzionamento sul concetto di “network di fiducia” per distribuire gli indirizzi dei server d’uscita, rendendo i suddetti più difficili da individuare e bloccare.

Elemento fondamentale di questo network fiduciario è uno psiphonodo : ogni psiphonodo distribuisce il proprio indirizzo agli utenti fidati in quei paesi in cui vige il regime censorio. Accedendo allo psiphonodo ed effettuando il login, l’utente avrà accesso ad una connessione protetta su protocollo HTTP. Nessun download, nessuna installazione di software aggiuntivo: una piccola barra degli indirizzi apparirà nella parte altra della finestra del browser, e le richieste degli indirizzi in essa digitati verranno redirette attraverso lo psiphonodo come accade con un normale proxy web. Per aumentare la sicurezza, la sessione viene cifrata fino al momento della disconnessione.

Ogni psiphonodo gira in maniera indipendente: se ne viene bloccato uno, gli altri continuano a funzionare senza problemi . Il principio del trust network, grazie al quale la distribuzione degli indirizzi dei proxy viene effettuata all’interno di un numero ridotto di persone, dovrebbe comunque incrementare le chance dei nodi di passare inosservati. La struttura del servizio, che invia URL differenziati ad ogni utente connesso dovrebbe infine garantire la privacy delle sessioni: qualora un orecchio troppo curioso fosse in ascolto sulla linea, l’investigazione degli indirizzi IP condurrebbe ad una pagina web innocua, senza traccia persino dello schermo di login.

Stando a quanto riporta Ars Technica , il free social networking di psiphon sarà disponibile sia per Windows che per Linux, con una versione Mac rilasciata a breve distanza dalle prime due. Il software verrà distribuito con licenza GPL e supporterà solo il caching del traffico web, escludendo, almeno per le release iniziali, servizi quali il VoIP e l’instant messaging a-là Google Talk o Windows Live Messenger .

Psiphon non è certo il primo strumento pensato per combattere la censura del web: già in passato si sono registrati tentativi come Peekabooty , di cui si sono infine perse le tracce nei meandri di SourceForge.net . Ed esistono servizi correntemente sviluppati quali la rete di tunnel virtuali di Tor , sostenuta tra gli altri dalla Electronic Frontier Foundation , e la darknet svedese di Relakks , capace di offuscare tutto il traffico di rete e non soltanto la navigazione sul web.

Il principio dei network fiduciari lontani da occhi e orecchie indiscreti di psiphon è sicuramente interessante, ma c’è qualcuno che si chiede quanti dei presunti “censurati del web” desiderino effettivamente servirsene : un report del 2005 redatto dalla Chinese Academy of Social Sciences sostiene che molti cinesi si affidano volentieri alle fonti di informazione interne piuttosto che a quelle straniere, e che l’80% della popolazione crede che Internet debba essere controllata per combattere fenomeni come la pornografia, la violenza e la piaga dello spam.

Insomma, ben pochi abitanti della nazione asiatica pare siano disposti a diventare dissidenti e ad usare strumenti come psiphon: dati e tesi da prendere con le molle , vista la fonte da cui arrivano, ma che mettono in dubbio l’utilità concreta, almeno per la maggioranza della popolazione, del nuovo servizio di camuffamento e di circonvenzione dei filtri.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
24 nov 2006
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