RIAA, lo streaming è l'anima del mercato

RIAA, lo streaming è l'anima del mercato

Il fatturato dei servizi di musica consumata in Rete ha superato quello raccolto dai CD: i download, che rappresentano ancora la fatte più grossa del mercato, sono in calo, in attesa che colossi come Google e Apple diano il via alle danze
Il fatturato dei servizi di musica consumata in Rete ha superato quello raccolto dai CD: i download, che rappresentano ancora la fatte più grossa del mercato, sono in calo, in attesa che colossi come Google e Apple diano il via alle danze

Che il 2014 potesse essere ricordato come l’anno dello streaming musicale era già evidente dalle analisi scodellate dal mercato di trimestre in trimestre: la Recording Industry Association of America (RIAA) ha ora messo a disposizione il proprio report annuale, che fa segnare un cambio di paradigma importante, con il fatturato generato dallo streaming che ha superato quello della musica su CD.

I colossi di settore devono ancora gettarsi nella mischia con le loro proposte, con Google Music Key in attesa della fine della fase sperimentale e con Apple intenta ad affinare la propria soluzione, e la mischia degli operatori specializzati è in fermento per conquistarsi le platee connesse: il 2015 probabilmente rappresenterà un nuovo spartiacque, con il coinvolgimento di pubblici ancora più generalisti, ma lo streaming musicale è ormai una certezza. I dati RIAA aggiornati alla fine del 2014 consolidano le tendenze già rilevate nei mesi scorsi, rendendole ancora più nette: il digitale rappresenta il 66 per cento del fatturato dell’industria della musica statunitense, e se al mese di settembre negli States lo streaming valeva pressoché come il mercato della musica su CD, alla fine del 2014 si è consumato il sorpasso .

Percentuali mercato musica USA Dei 6,97 miliardi di valore del mercato statunitense della musica, in lieve calo rispetto allo scorso anno (-0,5 per cento), il segmento più redditizio resta quello dei download (37 per cento), seguito da quello della musica su supporto fisico (32 per cento) e da quello dello streaming (27 per cento). L’apparente equilibrio tra i tre canali cela però dei sommovimenti importanti: alla metà del 2014 il comparto dello streaming valeva allo stesso modo il 27 per cento, ma al mercato dei download si ascriveva il 41 per cento del fatturato e il mercato della musica su supporto fisico si attribuiva il 28 per cento. Il download, come già osservato nei mesi scorsi e su altri mercati , si conferma in calo (nel 2013 valeva il 40 per cento), la musica su supporto fisico scende di tre punti percentuali rispetto al 2013, mentre il fatturato dello streaming (+6 per cento sul totale del mercato e +29 per cento in termini assoluti) compie un balzo fino a raggiungere gli 1,87 miliardi di dollari. I CD, per il 2014, hanno fatto affluire nelle casse dell’industria 1,85 miliardi.

Streaming

Per quanto riguarda i servizi di streaming, RIAA tiene conto delle offerte supportate dall’advertising e delle proposte su abbonamento: a partire dal 2011 gli utenti abbonati sono più che triplicati, sono cresciuti del 26 per cento rispetto al 2013 e le sottoscrizioni servono ora 7,7 milioni di utenti. Questo successo presso le platee si traduce in una crescita del fatturato, in aumento del 25 per cento rispetto allo scorso anno, a raggiungere i 799 milioni di dollari. I servizi di radio streaming come Pandora e SiriusXM, che si affidano ai sistemi di licensing di SoundExchange e che raccolgono denari sia dall’advertising sia dagli abbonamenti, crescono del 31 per cento fino a 773 milioni di dollari. Anche i modelli di business fondati sulla sola pubblicità mostrano una crescita cospicua, pari al 34 per cento, a totalizzare un fatturato di 295 milioni di dollari.

Gaia Bottà

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Pubblicato il 23 mar 2015
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