Riassetto Telecom, the days after

Riassetto Telecom, the days after

Com'era prevedibile, le decisioni sul riassetto organizzativo di Telecom Italia hanno avuto una vasta eco, che non sfumerà in breve tempo. Si muove anche Beppe Grillo
Com'era prevedibile, le decisioni sul riassetto organizzativo di Telecom Italia hanno avuto una vasta eco, che non sfumerà in breve tempo. Si muove anche Beppe Grillo

Il riassetto organizzativo di Telecom Italia e lo scorporo della rete fissa sarebbero parte di un piano segreto concepito in ambienti vicini al governo. È questa l’accusa lanciata da molti esponenti dell’opposizione, a cui però Palazzo Chigi conferma la propria estraneità.

Stando a quanto riferito da Massimo Sideri sul Corriere della Sera , mercoledì 6 settembre Angelo Rovati (consigliere di Romano Prodi) avrebbe fatto recapitare al numero uno di Telecom, Marco Tronchetti Provera, un piano stilato dallo stesso Rovati e da un “imprenditore-ombra”. Punti salienti del piano, lo scorporo della rete fissa da Telecom Italia e passaggio del suo controllo alla Cassa Depositi e Prestiti (CDP), seguita dalla quotazione a Piazza Affari.

Un piano finalizzato a risolvere un momento di difficoltà perché “la situazione finanziaria e industriale relativa alla rete di Telecom rappresenta un rischio per il sistema Paese” e c’è un concreto “rischio di scalata” da parte di investitori finanziari, anche esteri. Il documento propone due alternative: il modello BT , con la creazione di una gestione separata della rete, e lo “spin-off” della rete con il controllo della CDP, opzione presentata come maggiormente vantaggiosa.

Il coinvolgimento di Angelo Rovati sembrava stridere con le dichiarazioni di sorpresa rilasciate dal premier all’indomani del CdA Telecom, ma lo stesso Rovati rivela: “Prodi non sapeva nulla, il piano di riassetto di Telecom Italia è solo opera mia” e si tratterebbe di una consulenza disinteressata, fornita a “uno dei pochi imprenditori italiani che ha avuto il coraggio di accorciare la rete di controllo della società e di renderla contendibile”.

Nel corso della prossima settimana, l’ Autorità per le garanzie nelle comunicazioni convocherà i vertici di Telecom Italia per i necessari chiarimenti sul progetto di riassetto.

Nel frattempo, si susseguono i commenti tra operatori, addetti ai lavori e associazioni di consumatori. “Come già precedentemente dichiarato – afferma Rosario Trefiletti, presidente della Federconsumatori – ribadiamo la nostra più netta contrarietà ad ogni operazione di pubblicizzazione della rete fissa oggi Telecom”.

La memoria di Federconsumatori corre indietro nel tempo: “Nessuno ricorda, evidentemente, l’esperienza del passato in cui, non solo si parlava del superamento dello “spezzatino telefonico”, ma anche della privatizzazione dell’allora ASST che deteneva la proprietà della rete a lunga distanza. Ambedue questioni determinavano una situazione di bassissima qualità dei servizi telefonici”, servizi che secondo Trefiletti “devono essere proprietà di aziende della telefonia – modello British Telecom ? che, in relazione al mantenimento di una clientela, sono interessati ad investimenti per il mantenimento e l’innovazione tecnologica sempre necessaria per tali servizi. Non riteniamo questo compito affrontabile dalla Cassa Depositi e Prestiti o da altri enti pubblici per non tornare cioè a carrozzoni di Stato pubblici inefficienti ed inefficaci come già nel passato”.

Federconsumatori legge tra le righe delle varie dichiarazioni relative alla rifondazione di TIM , una netta volontà di vendita del ramo d’impresa. “Ci troveremmo, perciò, di fronte ad un capolavoro in cui il nostro paese, che detiene una delle più alte percentuali di clienti di apparecchi di telefonia mobile, si ritrovi non solo a non avere nessuna impresa italiana di costruzione dei telefonini ma nemmeno alcuna impresa italiana di servizi di telefonia mobile”.

A corollario di questi avvenimenti giunge la proposta di un outsider, Beppe Grillo , che lancia una share action a beneficio dei risparmiatori azionisti di Telecom Italia per tentare di far ottenere loro il controllo dell’azienda: “Il meccanismo è semplice. Io raccolgo le deleghe di tutti coloro in possesso di azioni Telecom che vorranno darmele. Mi presenterò all’assemblea di Telecom e farò sentire la vostra voce. Se il numero di azioni che mi sarà conferito dovesse permettermi di licenziare il CdA lo farò. In ogni caso vale la pena di tentare”.

Gli azionisti che vedono favorevolmente questa proposta possono seguire le istruzioni fornite da Grillo a questo indirizzo .

Dario Bonacina

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Pubblicato il
15 set 2006
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