Sharing, bocciato l'Induce Act

Sharing, bocciato l'Induce Act

Non passa. Nel rush finale delle approvazioni di fine d'anno il Congresso mette da parte una legge che avrebbe potuto mandare in galera per anni i produttori di tecnologie delle quali si può anche abusare
Non passa. Nel rush finale delle approvazioni di fine d'anno il Congresso mette da parte una legge che avrebbe potuto mandare in galera per anni i produttori di tecnologie delle quali si può anche abusare


Washington (USA) – La mattanza di chi produce tecnologia dovrà attendere. Il Congresso statunitense ha bocciato, almeno per ora, una proposta di legge pensata per inquisire e mettere in galera chi produce tecnologie attraverso le quali sia possibile commettere reati, in particolare violazione di copyright.

La celebre e contestatissima normativa, nota come Induce Act , se la prendeva in particolare con coloro che l’industria dei contenuti ritiene siano in qualche modo complici di chi viola il copyright , ovvero chi mette a disposizione tecnologie come i software peer-to-peer.

A fermare il progetto, come è spesso già accaduto in passato, è stata ancora una volta la definizione assai vaga ed ampia di favoreggiamento della pirateria , una definizione che tirava dentro come complici di chi pirateggia, per diletto o per lucro, anche fornitori di servizi internet e costruttori di computer, videoregistratori, DVD recorder e quant’altro . Non a caso, come si ricorderà, un ampio schieramento di operatori e produttori di elettronica di consumo aveva avvertito nelle scorse settimane il Senato americano, sottolineando che se l’Induce Act fosse stato approvato a rischio sarebbe finita l’intera industria della tecnologia americana.

Ma a rendere le cose difficili per il provvedimento era anche il fatto che la pena per chi fosse riconosciuto di aver “indotto alla pirateria” poteva raggiungere i tre anni di carcere, e fino a dieci anni per chi fosse colto a distribuire opere pirata dal valore commerciale superiore ai mille dollari .

Questi dunque i motivi che hanno affossato, difficile dire se per sempre, una normativa che solo qualche mese fa sembrava destinata ad essere approvata rapidamente sulla spinta di un drappello di parlamentari sostenuti dalle major .

Com’è ovvio, la scelta del Congresso di lasciar perdere la normativa è stata pubblicamente apprezzata da quei gruppi che avevano chiesto la sua bocciatura. Da parte loro, i discografici della RIAA si sono limitati a dire che “alla fine della sessione (annuale, ndr.), il pacchetto sulla proprietà intellettuale è stato vittima di un fuoco incrociato su temi completamente diversi. Non è stata bocciata la sua sostanza”.

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Pubblicato il
14 dic 2004
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