Smart TV, cimici in salotto?

Smart TV, cimici in salotto?

I televisori Samsung ascoltano le conversazioni che si intessono presso il focolare domestico e le trasmettono a terze parti perché vengano analizzate e trasformate in comandi. La privacy non è a rischio, assicura l'azienda
I televisori Samsung ascoltano le conversazioni che si intessono presso il focolare domestico e le trasmettono a terze parti perché vengano analizzate e trasformate in comandi. La privacy non è a rischio, assicura l'azienda

L’informativa relativa alla privacy lo illustra a chiare lettere: le Smart TV Samsung dotate di sistemi di riconoscimento vocale ascoltano tutto ciò che percepiscono, e lo trasmettono a terze parti affinché il parlato venga tramutato in comandi impartiti al dispositivo. Il televisore non fa eccezione per le conversazioni private, le informazioni sensibili e i dati personali.

L’indignazione per un fenomeno già ampiamente diffuso è tornata a montare su Reddit, con la segnalazione di uno stralcio della policy relativa alla privacy dedicata alle Smart TV di Samsung, che recita: “Attenzione: se le parole che pronunciate includono informazioni personali o sensibili, siate consapevoli del fatto che queste informazioni saranno fra i dati raccolti e trasmessi a terze parti attraverso il nostro sistema di riconoscimento vocale”.

L’avvertenza di Samsung, in cui in molti riconoscono un sentore spiccatamente orwelliano, non è che un trasparente esempio dei risvolti delle sempre più diffuse tecnologie di cui sono dotate le Smart TV: dal monitoraggio delle abitudini dei telespettatori alle interfacce di controllo, i sistemi votati all’intrattenimento domestico raccolgono informazioni e le trasmettono affinché possano essere elaborate e trasformate in funzioni al servizio del consumatore. A differenza di un ordinario sistema informatico, fucina di dati e veicolo di numerosissime attività tracciabili, il televisore troneggia nel focolare domestico, dove anche i fruitori più consapevoli rischiano di chiudere un occhio sulla tutela della propria riservatezza.

Più che gridare allo scandalo per un dispositivo dedicato allo spionaggio e al controllo delle platee, gli osservatori sottolineano ora la mancanza di trasparenza da parte di Samsung: “se io fossi l’utente – chiosa Corynne McSherry di Electronic Frontier Foundation – vorrei probabilmente sapere chi si occupa di gestire il servizio e vorrei decisamente sapere se le mie parole sono state trasmesse in forma sicura”. Se è inevitabile che i sistemi di controllo vocale “ascoltino” le parole dei propri utenti, di determinante importanza sono le modalità con cui questi sistemi trasmettono e gestiscono queste informazioni: negli anni scorsi era stata LG ad essere colta in fallo con anomali trasferimenti di dati non cifrati relativi alle abitudini dei consumatori.

Samsung è intervenuta con prontezza per rassicurare gli utenti: “Per tutte le nostre Smart TV adottiamo standard e pratiche di sicurezza, fra cui la cifratura dei dati, per garantire la tutela delle informazioni personali dei consumatori e per prevenire la raccolta e gli usi non autorizzati di questi dati”.
Per gli utenti che diffidassero, Samsung ricorda: “la funzione di riconoscimento vocale può essere attivata o disattivata” e “il proprietario può scegliere di disconnettere il televisore dalla Rete WiFi”.

Gaia Bottà

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Pubblicato il 9 feb 2015
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