Smartcard e software, la PA che non si parla

Smartcard e software, la PA che non si parla

Una lettera aperta al sottosegretario Magnolfi, che è anche una petizione, fa il punto sul Tempo e sul Denaro buttati via dalle pubbliche amministrazioni. Si producono software uguali, non si condivide ciò che si ha
Una lettera aperta al sottosegretario Magnolfi, che è anche una petizione, fa il punto sul Tempo e sul Denaro buttati via dalle pubbliche amministrazioni. Si producono software uguali, non si condivide ciò che si ha

“A fronte della nuova commissione sull’open source è positivo che non si “parta da zero” ma si riprenda dalla commissione Stanca (diretta dal prof. Meo), così da garantire continuità al lavoro fin qui fatto, e soprattutto così da svincolare i temi del FLOSS dai conflitti politici. Mi permetto di evidenziare un problema concreto con un esempio un po’ sintetico, e per questo un po’ lacunoso, nella speranza che lei Senatrice, essendosi interessata alla tematica ed essendo sottosegretario in un Ministero “coinvolto”, possa fare qualcosa in concreto.

Se fossi un avvocato a Milano e dovessi fare un decreto ingiuntivo, firmare un bilancio, accedere ai servizi sanitari ed identificarmi con una carta d’identità, dovrei girare con 4 smartcard nel portafoglio: smartcard che attestano 4 volte la mia identità.
Dovrei avere, infatti, una smartcard per il PCT (Processo Civile Telematico), una CIE (carta d’identità elettronica), una tessera sanitaria CNS (carta nazionale servizi), ed una smartcard per firmare bilanci od altro (notoriamente ABBANDONATA dal commercialista). A dire il vero usufruendo dei benefici della Regione Lombardia sul gas-auto si puo’ ottenere una quinta tessera: una smartcard per ottenere il 10% di sconto sui rifornimenti (direttamente dal benzinaio).

Posso solo ringraziare il cielo che la Regione Lombardia per la gestione dei servizi sanitari parli con il CNIPA e quindi non si sia inventata una sua CNS. Mi chiedo, pero’, perché solo i comuni di Grosseto, Trento e pochi altri si siano presi la briga di pensare che gli strumenti per gestire le card con cui trattano (CIE e CNS) dovessero essere oggetto di applicativi condivisi (FLOSS) ed inoltre crossplatform, per essere fruibili da tutti i cittadini, ed avere costi contenuti sia per i cittadini che per la PA.

Ad oggi i Ministeri coinvolti e la Regione Lombardia hanno speso soldi, direttamente o indirettamente, per:

1.Studiare come identificare un cittadino
2.Realizzare un’infrastruttura informatica per l’interscambio dati con il cittadino. Lo hanno fatto da soli o con il CNIPA, ma non parlando tra loro(?!)
3. hanno pagato programmi che sono risultati più o meno validi, programmi per l’ufficio che deve gestire i contatti con il pubblico o ricevere i dati digitali.
Per avere un’idea su cosa è un ECO-MOSTRO informatico chieda che fine fa il primo Redattore al Ministero della Giustizia.

In tutto questo, suppongo che se un giorno in Piemonte decideranno di copiare la Lombardia per la sanità ripartiranno da ZERO: eppure già il CNIPA ha segnalato a tutta la PA di condividere le informazioni ed i progetti informatici.

Portare il FLOSS nella pubblica amministrazione significa ORDINARE esplicitamente con parole chiare e semplici ai vari ministeri che se pagano un applicativo che poi è di loro esclusiva proprietà, come al Ministero della Giustizia, questo è sì un BENE intangibile ma pur sempre un BENE pubblico, condivisibile con gli altri ministeri e con i cittadini italiani e le imprese italiane e DEVE finire sull’ ASC del CNIPA ogni giorno e tutti i giorni (*).

Da quest’obbligo vanno esonerati certi gruppi come quelli del ministero Difesa e quant’altri lavorano su software che non è il caso diffondere. E certo un ministero della Giustizia che comunque diffonde il suo NIR/Redattore/etc ai cittadini non puo’ essere incluso in questa lista.

Tutto questo per EVITARE che ogni ministero crei un’autostrada informatica con i suoi caselli per l’autenticazione e con i suoi particolari “telepass” pretendendo di divenire piena di esperti sul tema e di decidere se le auto che dovranno percorrerla devono essere blu o rosse, alte o basse: perché se l’autostrada invece di digitale fosse “fisica”, già da tempo, sarebbe chiaro a tutti che è UNO SPRECO DI RISORSE e TEMPO costruire cinque identità digitali per una persona fisica e pretendere di fare cinque strade nuove quando vari servizi potrebbero convergere, in un’unica smartcard, un’unica identità e ridotte “autostrade informatiche”.

Pubblicare i sorgenti di quanto sviluppato permette di constatare che più ministeri lavorano sulle stesse attività (cioè buttano via Tempo e Denaro); permetterà, inoltre, alle aziende private di fornire ulteriori servizi sulle stesse piattaforme, riusando programmi che qualcuno ha già pagato (ad esempio in ufficio entro in rete con la smarcard che mi identifica per lo sconto sul gas auto, o salvo i punti della spesa sulla tessera sanitaria). È chiaro che ci sono problemi di privacy, ma esistono già ora, ed oggi non si trova un cittadino italiano che sappia se/come sono stati risolti.

Per fare qualche esempio di mancato dialogo: Sogei per l’Agenzia delle Entrate e quindi il ministero delle Finanze ha scritto applicazioni come quella dell’Unico 2007 che sono dei motori di scripting per la gestione di documenti xml/pdf. Guarda caso, lo stesso ha fatto Datamat per il Ministero della Giustizia con il software NIR. In entrambi i casi, per questo bene pubblico, si sono dimenticati della licenza e si sono dimenticati di pubblicare il sorgente o renderlo fruibile quanto meno “tra ministeri”. Avendo provato a far funzionare entrambi i software su gnu linux ho avuto il dispiacere di scoprire come siano similari (mentre provavo a correggerli ad uso gnu linux).

Per fornire un ulteriore esempio della necessità di INTERAZIONE tra Ministeri e PA in generale, come il sottosegretario alla giustizia potrà ben constatare, ad oggi, non è ancora stato deciso come un avvocato possa fornire un documento elettronico che attesti il mandato di un cliente: eppure il “cliente-azienda” ha una smartcard per firmare i bilanci, come il cliente “cittadino-privato” avrà una CIE, CNS e quant’altro verrà (o già oggi possiede). Spero che questa non sarà l’occasione per inventarsi un’altra smarcard, nuovi studi e nuovi software proprietari.

Condividere il sorgente con licenze FLOSS aprendo progetti FLOSS ha lo scopo di contenere i costi di queste attività, perchè, ad oggi, delle cinque smartcard sopra citate solo tre sono operative (le altre aspettano “di vedere la luce”): in questo i cittadini non sanno neanche cosa succede!

(*) Il Ministero della Giustizia a due anni dalla prima richiesta ha pubblicato il sorgente di uno dei suoi applicativi (il Redattore che dal 10 Gennaio 2007 viene sostituito e buttato via). Il sorgente che forniscono (e non pubblicano) è vecchio come la richiesta mentre il software ufficiale non lo è: questo nonostante stia per essere cestinato.

Gli esempi sono un po’ sintetici e per questo lacunosi, come ho già detto, ma spero siano abbastanza chiari e forniscano un invito condivisibile da tutti. Questa lettera aperta è ripubblicata sul sito http://www.petitiononline.com/smart_os/petition.html allo scopo di raccogliere le firme di chiunque intenda sostenerla. Verrà consegnata il 6-7 luglio all’ufficio di Prato della senatrice Magnolfi”.

Diego Zanga
eLawOffice.it

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Pubblicato il
28 giu 2007
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