StEP, un passo avanti contro la tecnospazzatura

StEP, un passo avanti contro la tecnospazzatura

Linee guida per il riciclaggio e il riuso delle apparecchiature hi-tech inquinanti, no all'esportazione di tecnospazzatura verso i paesi poveri, sensibilizzare aziende e consumatori: il progetto dell'ONU
Linee guida per il riciclaggio e il riuso delle apparecchiature hi-tech inquinanti, no all'esportazione di tecnospazzatura verso i paesi poveri, sensibilizzare aziende e consumatori: il progetto dell'ONU

Compiere un passo avanti verso un futuro meno ingombro di tecnospazzatura . Questo l’obiettivo di StEP ( Solving the E-Waste Problem ), il progetto coordinato dall’Università delle Nazioni Unite, al quale partecipano aziende private (sedici, fra cui spiccano Microsoft, Dell, Ericsson), organizzazioni governative e non governative, università e istituti di ricerca.

Complice la sempre maggiore accessibilità in termini economici ai prodotti hi-tech, complice l’obsolescenza indotta dall’incompatibilità dei prodotti e dal consumismo, il volume dei rottami di apparecchiature elettriche ed elettroniche cresce tre volte più velocemente rispetto ai rifiuti ordinari . Presto, ogni anno, si dovranno gestire quaranta milioni di tonnellate di pericolosa spazzatura hi-tech, si legge nel comunicato stampa di presentazione del progetto StEP.

Evidente l’urgenza di arginare il problema su scala globale, agendo su tutte le fasi della catena del valore dei prodotti. Saranno cinque, infatti, le task force che opereranno e coopereranno nell’ambito del progetto StEP . Ognuna si concentrerà su una sfaccettatura del problema e-waste : dall’armonizzazione dei quadri legislativi all’ ecodesign , dallo studio di tecnologie e infrastrutture che facilitino riuso e riciclaggio, ad un’opera di sensibilizzazione e di divulgazione di know-how .

Quello dell’ e-waste è un problema che si dispiega su due fronti: il fronte ecologico e il fronte economico .

È noto come il Primo Mondo sia solito esportare illegalmente, o sottoforma di donazioni “solidali”, carichi di rottami tecnologici destinati ai paesi emergenti. Presso queste destinazioni, Cina e India in primis, convergono montagne di rifiuti altamente nocivi, che le strutture locali sono incapaci di smaltire.

Ecco che circuiti stampati e frigoriferi, concentrati di mercurio, ritardanti di fiamma, cadmio, piombo e altri elementi nocivi, vengono indistintamente accumulati e trattati in maniera “artigianale” presso strutture inadatte, mettendo a rischio la salute del personale e disperdendo nell’ambiente sostanze pericolose.

motherboard Subentra inoltre l’aspetto economico della questione. I metodi di smaltimento e “riciclaggio” fondati sull’ outsourcing senza scrupoli non consentono che un risparmio a breve termine . Strutture inadatte come quelle dei paesi emergenti non consentono di recuperare quanto di più prezioso è contenuto nei rottami tecnologici. Oro, palladio, argento, ma anche materiali sempre più importanti nell’ambito dell’elettronica come l’indio, chiosa Ruediger Kuehr della United Nations University , sono risorse limitate, il cui prezzo aumenta di pari passo con il loro spreco. Per questo motivo il programma StEP intende lavorare a strutture per il riciclaggio capaci di recuperare anche le minime tracce di questi elementi. Queste strutture, inoltre, consentiranno di innescare fruttuosi meccanismi economici, creando posti di lavoro e offrendo opportunità di business anche ai paesi emergenti. Garantendo, nel contempo, una maggiore sicurezza per il personale e un impatto ambientale più sostenibile.

Oltre che sulle strutture e sui modelli economici, il programma StEP intende operare anche nell’ambito dei quadri legislativi, scoordinati, che spesso prevedono misure lasche per fronteggiare la questione e-waste .
L’Europa si è dotata, a suo tempo, di Direttive ( RohS e WEEE ) volte a delegare la responsabilità di smaltimento e riciclaggio a distributori e produttori, e a incoraggiare la progettazione ecocompatibile. La situazione negli Stati Uniti , invece, è ben diversa: se sono pochi gli stati che proibiscono l’abbandono di rottami hi-tech, sono ancor meno quelli che attribuiscono l’onere dello smaltimento al produttore del bene.

StEP intende operare in questo quadro, tracciando delle linee guida che invitino i legislatori a delegare ai produttori di apparecchiature elettriche ed elettroniche la responsabilità della rottamazione.

rifiuti hi-tech in India Si lavorerà inoltre per dare consistenza a quelle che per ora restano raccomandazioni: si incoraggeranno le aziende a lavorare in termini di compatibilità e a pensare all’ upgrade dell’hardware come ad un’alternativa rispetto alla sostituzione totale. Sarà così possibile spezzare i meccanismi che inducono sprechi e diseconomie, sul fronte dei consumatori come sul fronte delle aziende. Sarà così possibile ridurre il potenziale inquinante di questo settore industriale: uno studio dell’Università delle Nazioni Unite ha calcolato che per produrre l’energia necessaria alla costruzione di un computer munito di schermo servono almeno 240 chili di carburanti fossili, che si trasformano inesorabilmente in anidride carbonica liberata nell’atmosfera.

Si sta inoltre meditando, su modello di altre iniziative quali Eco-L e Energy Star , di introdurre un’etichetta da apporre ai prodotti che rispetteranno i nuovi standard di qualità, per favorire una scelta più consapevole da parte del consumatore.

Gaia Bottà

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Pubblicato il
8 mar 2007
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