Sulla legge dell'editoria e la protesta

Sulla legge dell'editoria e la protesta

di Massimo Mantellini. Alziamo bandiera bianca nei confronti di un potere tanto più becero quanto più da noi abbandonato a se stesso. Basta andarsi a leggere cosa dice il senatore Stefano Passigli
di Massimo Mantellini. Alziamo bandiera bianca nei confronti di un potere tanto più becero quanto più da noi abbandonato a se stesso. Basta andarsi a leggere cosa dice il senatore Stefano Passigli


Roma – Nei giorni scorsi qualche lettore di Punto Informatico, all’interno del forum sulla nuova disciplina sull’editoria, osservava che, dopo l’approvazione della nuova legge nel silenzio generale, la protesta civile che si sta scatenando in rete ha il sapore amaro dell’inutilità. E ‘ difficile non essere almeno in parte daccordo.

Altri sono i tempi e la costanza di impegno richiesti a ciascuno di noi perché leggi come questa non vedano più la luce. Altra attenzione sarebbe necessaria ogni giorno per far sentire la nostra voce nelle sedi, ma soprattutto nei tempi opportuni. Non è un mistero che la qualità del legiferare dei nostri rappresentanti politici sia in stretta relazione con questo “scollegamento” e che tale distanza sia utilizzata sovente come alibi. “Se non eravate daccordo – sembrano giustificarsi – perché non lo avete fatto sapere?”

Conosciamo tutti la prevedibile risposta a questa affermazione: ha a che fare con la disillusione verso un mondo nel quale non crediamo più. Lo ha scritto bene Michele Serra qualche giorno fa
riferendosi alle disillusione dei militanti di sinistra tentati dall’astensionismo, ma le parole potrebbero valere anche per l’argomento di cui ci stiamo occupando:” L’effetto è quello di un normale narciso trenta/cinquantenne che non ha saputo fare neanche mezzo conto con i suoi personali rattoppi e cedimenti, ma trova culturalmente brillante, e psicologicamente compensatorio, imputare alla politica ciò che non oserebbe mai imputare a se stesso. Il suo lamento ricalca, appena più algido e documentato (ha letto dei libri) l’albertosordismo di «a me m’ha rovinato la guera». A lui lo ha rovinato la politica, che gli ha spremuto le meglio energie e illusioni della gioventù dandogli in cambio Mastella.

Al grido di “tanto sono tutti uguali” (e spesso davvero lo sono, vista la continua tendenza sia a destra che a sinistra a rispondere in maniera egualmente affermativa alle sollecitazioni delle corporazioni) svendiamo un controllo che nessuno per ora ci ha tolto. Alziamo bandiera bianca nei confronti di un potere tanto più becero quanto più “da noi” abbandonato a se stesso. Basta andarsi a leggere cosa dice il senatore Stefano Passigli rispondendo a Manlio Cammarata al recente incontro con Rutelli organizzato da Interlex e Puntoit in occasione di SMAU Mediterraneo, proprio sulla legge sull’editoria per capire in quale abisso intellettuale i nostri rappresentanti siano caduti, rimpallati da poteri forti più o meno costituiti.

In poche battute, Passigli liquida candidamente la nuova legge sull’editoria come il risultato delle pressioni dell’Ordine dei Giornalisti appena salvatosi dal referendum abrogativo quando afferma: ” Questa legge( quella di liberalizzazione dell’Ordine n.d.a.) sotto referendum era sembrata buona a tutti; passato il referendum con la sconfitta della tesi dell’abolizione dell’Ordine, improvvisamente l’Ordine nazionale chiese a tutti i capigruppo del Senato di fermare l’iter. ”

Lo capite l’abisso? Più che legiferare nell’interesse dei cittadini, optional inutile e dagli scarsi ritorni, i nostri politici trovano banalmente normale eseguire le indicazioni di questo o di quello, quasi che esse fossero rappresentative dell’interesse generale. E così il contenuto della legge in discussione può magicamente passare da nero a bianco senza che nessuno accusi il minimo mal di pancia etico. Questo è il sottofondo in cui nascono normative come quelle che abbiamo visto negli ultimi tempi e che ci riguardano tanto da vicino.

La mia personale speranza è che la petizione proposta da Punto Informatico ci serva almeno a ragionare per il futuro. Che ci aiuti a comprendere la necessità ormai ineludibile di anticipare i tempi, sia nel senso di una maggiore attenzione a quanto ci accade intorno sia nell’ottica di una nuova organizzazione di quella lobby potentissima ma dispersa che prende il nome di “opinione pubblica”. La quale oggi trova normale scendere in campo dopo che la squadra avversaria ha già segnato due reti. E, come sa chi qualche volta ha dato un calcio ad un pallone, tanto normale non è.

Massimo Mantellini

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Pubblicato il 7 apr 2001
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