Times Online, 205mila bastano?

Times Online, 205mila bastano?

Rilasciati i primi (non meglio specificati) dati sugli utenti paganti del Times
Rilasciati i primi (non meglio specificati) dati sugli utenti paganti del Times

Il Times di Londra ha rilasciato nuovi numeri sul paywall della sua edizione online, dati che dovrebbero servire a dare un primo giudizio all’esperimento di Rupert Murdoch: dovrebbero essere circa 200mila gli utenti a pagamento, dato che dimostrerebbe il successo del modello di business proposto.

In realtà i dati non si discosterebbero molto da quelli già divulgati a luglio e su cui lo stesso Murdoch aveva visto incrinata la propria fiducia: solo che adesso i responsabili dell’esperimento cantano vittoria, forse con l’obiettivo di non far sfuggire i preziosi inserzionisti. “Ha dimostrato che il nostro giornalismo vale – ha detto Rebekah Brooks, CEO del gruppo News International a cui fa capo il Times – e che i clienti risponderanno agli investimenti, all’innovazione e alla qualità che caratterizzano i nostri titoli e la nostra azienda”.

Gli osservatori, tuttavia, notano come non siano affatto numeri che dovrebbero spingere all’ottimismo i sostenitori del modello a pagamento: innanzitutto perché circa la metà di questi abbonati (100mila) non sono altro che quelli del cartaceo che ricevono gratuitamente l’edizione online .

Inoltre, i restanti 105mila non sono solo gli abbonati ma anche coloro che hanno acquistato un singolo articolo o saggiato l’offerta di prova ad un dollaro per un mese e gli utenti che hanno acquistato l’app iPad o Android: differenziazioni che rendono pressoché inutili i calcoli sugli effettivi introiti finora generati.

Inoltre, non sembrerebbero essere state registrate le entrate derivanti da questo tipo di operazione, i cui numeri, quindi, sarebbero ancora trascurabili : logico d’altronde pensarlo, dal momento che l’esperimento ha appena superato i tre mesi di esistenza e deve ancora fare i conti con offerte promozionali sia a mezzo browser che a mezzo app.

Pur essendo dati prematuri e parziali, tuttavia, Brooks afferma che “mostrano molto chiaramente che un grande numero di persone è intenzionata a pagare per la qualità e che gli abbonati sono molto più coinvolti e legati a noi di molti utenti del modello precedente”.

Inoltre il dato negativo è meno pesante, sembrerebbe , di quanto atteso: il giornale ha perso meno del 90 per cento dei suoi lettori da quando ha avuto la svolta a pagamento. E se questo dato sia effettivamente positivo, o quantomeno controbilanciato da utenti più selezionati , sarà valutato dagli inserzionisti cui spetterà, alla fine, giudicare il modello.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
2 nov 2010
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