Twitter: chi fa da sé...

Twitter: chi fa da sé...

Il tecnofringuello compra Tweetie e lo trasforma nel suo client ufficiale. La lista della spesa sembra lunga e gli sviluppatori di applicazioni sollevano dubbi sull'opportunità di questo cambio di rotta
Il tecnofringuello compra Tweetie e lo trasforma nel suo client ufficiale. La lista della spesa sembra lunga e gli sviluppatori di applicazioni sollevano dubbi sull'opportunità di questo cambio di rotta

Pensare a Twitter come un semplice servizio di messaggistica sarebbe riduttivo a prescindere dall’utilità sociale che ha saputo dimostrare nel corso della sua esistenza. Il tecnofringuello, da buon volatile, è accompagnato da uno stormo di applicazioni correlate che arricchiscono e semplificano l’esperienza del cinguettio : Tweetpic, TinyURL (ma anche bit.ly e altri servizi analoghi) e vari client dei quali difficilmente l’utente medio fa a meno ma che non sono espressione diretta del lavoro svolto dal team di sviluppo di Twitter. Questa situazione, almeno per chi ha investito milioni di dollari nel servizio di nanoblogging, non depone a favore dei suoi strateghi, accusati di scarsa lungimiranza. “Sono buchi che dovremmo colmare noi” si è sentito dire Evan Williams, uno dei fondatori.

Di fronte a ciò che è sembrato essere qualcosa di più di un semplice borbottio di investitore scontento , Williams non ha perso tempo e ha scritto ai suoi dipendenti al fine di chiarire la situazione per riparare nel minore tempo possibile a quelli che sono stati bollati come errori. Finora la presenza di add-on forniti da terze parti era stata più che tollerata ma presto la musica dovrebbe cambiare: “Compreremo o costruiremo da noi ciò che serve – ha dichiarato Williams – anche in caso esistano già prodotti similari”.

Un esempio lampante: a differenza di Facebook, LinkedIn o Foursquare, Twitter non aveva mai pensato di sviluppare e sottoporre all’App Store di Apple un’applicazione ufficiale per iPhone . Gli utenti del Melafonino hanno quindi ripiegato su client esterni quali TweetDeck o Tweetie, quest’ultimo premiato come migliore app del 2009 e che ora risulta essere il primo acquisto di una lunga lista della spesa stilata da Twitter.

Il creatore del client ha infatti confermato le voci che davano per conclusa la trattativa con Twitter per l’acquisizione del software che nei prossimi giorni verrà ufficialmente elevato al rango di app ufficiale del tecnofringuello. Il nome muterà da Tweetie a un più semplice e intuitivo Twitter mentre, almeno per il momento, la sostanza dell’applicazione non dovrebbe essere stravolta. Il prezzo, attualmente di 2,99 dollari, verrà completamente azzerato, in linea con altre app del genere. Non è stato specificato se Tweetie servirà da base per lo sviluppo di una futura applicazione per BlackBerry annunciata in questi giorni.

La replica degli sviluppatori di applicazioni terze, come era prevedibile, non si articola a favore della nuova dottrina del fai-da-te . Secondo quella che è opinione diffusa tra i software developer (i quali prima di tutto sono anche utenti) che in questi anni hanno contribuito al successo di Twitter, la ricchezza di una piattaforma così impostata era la possibilità di aggiungere nuove funzioni a seconda di quella che sembrava essere la necessità. Twitter è ancora un terreno fertile e lo dimostra proprio il successo di Tweetie, che non avrebbe mai avuto luogo se il tecnofringuello non avesse spiccato il volo.

Il contributo di queste applicazioni che ora rischiano di essere assimilate o rimpiazzate da cloni sembra innegabile: Loïc Le Meur, founder di Seesmic, è di questo avviso e si tiene ben stretto l’appellativo di “tappabuchi” utilizzato da Fred Wilson, membro del board di Twitter nonché colui che ha versato più denari nelle casse della startup, nel definire il ruolo dei developer indipendenti. Riferendosi a quella che presto sarà la app ufficiale di Twitter, Le Meur ha sottolineato come questa mossa, e quelle che presumibilmente la seguiranno, aumenterà il rischio di una competizione aggressiva all’interno di un ecosistema di applicazioni e servizi più che stabile . “Una cosa che mi infastidirebbe molto – ha concluso Le Meur – sarebbe che Twitter decida di tenere per sé le API principali tagliando di fatto il supporto vitale per l’ecosistema creatosi negli anni”.

Giorgio Pontico

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Pubblicato il 12 apr 2010
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