Twitter, la soffiata crea una bufera

Twitter, la soffiata crea una bufera

TechCrunch riceve dal cracker di Twitter dei documenti segreti ottenuti durante l'assalto. Li pubblica seppur in parte. Fioccano le polemiche, ma Arrington si difende
TechCrunch riceve dal cracker di Twitter dei documenti segreti ottenuti durante l'assalto. Li pubblica seppur in parte. Fioccano le polemiche, ma Arrington si difende

Non sembrano destinati a cessare gli effetti causati dal riuscito tentativo di cracking subito da Twitter qualche mese fa: Hacker Croll, ovvero il responsabile dell’intrusione, avrebbe inviato un archivio di file rubati nel suo giro all’interno del popolare social network ad alcuni media, tra cui TechCrunch. Il sito fondato da Arrington, dopo aver informato Twitter, ha deciso di pubblicare parte delle informazioni ricevute, contenenti dati relativi ai bilanci finanziari dell’azienda e alle previsioni future. Un atto, spiegato dallo stesso Arrington, che è stato necessario per dovere di cronaca, ma che ha attirato sul sito numerose critiche.

I fatti sono ormai noti: qualche mese fa l’individuo che si fa chiamare Hacker Croll è riuscito ad ottenere le credenziali di accesso di un impiegato di Twitter, mostrando il social network dal suo interno ed ottenendo la chiave d’accesso ai documenti condivisi dal dipendente su Google Docs. Qualche mese dopo la sua irruzione, la prova del misfatto è stata consegnata a TechCrunch, che ha deciso di pubblicare parte del materiale ricevuto, in totale circa 310 documenti, dopo aver omesso informazioni personali e private.

In particolare, oltre a dati piuttosto frivoli come le abitudini alimentari di alcuni dipendenti dell’azienda, sono stati mostrati anche i log di alcune telefonate tra dipendenti, la pianta del nuovo quartier generale dell’azienda e, soprattutto, il documento relativo alle previsioni di crescita di Twitter, stilate lo scorso febbraio. Ed è proprio questo a scatenare l’interesse di Arrington e soci, dal momento che è noto a tutti il difficile obiettivo di Twitter, ovvero quello di monetizzare il vasto potenziale dell’intera piattaforma.

Dal documento pubblicato si evince che, nonostante per il terzo quarto dell’anno fiscale gli introiti di Twitter sono stimati intorno ai 400mila dollari, entro la fine dell’anno il popolare social network si aspetta di guadagnare circa 4 milioni di dollari . In crescita, stando alle previsioni, anche il numero degli utenti, che entro la fine dell’anno dovrebbero diventare circa 25 milioni . Le previsioni fatte arrivano fino al 2013, periodo in cui Twitter arriverà secondo le stime a superare la soglia del miliardo di utenti e del miliardo di dollari di profitto annuale, per un’azienda che dovrebbe offrire lavoro a circa 5200 impiegati .

Twitter non ha gradito la pubblicazione: ha interrogato i suoi legali per decidere sul da farsi, ancora incerto: “Siamo in contatto con i nostri consiglieri legali per capire innanzitutto cosa può significare per Twitter questo furto e come comportarci sia con l’autore del gesto, sia con chi accetta e successivamente rende pubblici questi documenti” ha dichiarato Biz Stone in un post sul blog ufficiale del servizio.

Quello che appare certo è che la mossa di Arrington e del suo entourage ha suscitato numerose polemiche da parte di utenti ed addetti ai lavori, soprattutto poiché TechCrunch ha già dichiarato di voler pubblicare altro materiale in suo possesso. La protesta si è fatta sentire sia tra i commenti postati sul sito, che su Twitter stesso, arrivando a diventare oggetto di un vero e proprio sondaggio . Il responso della maggior parte degli utenti è netto: TechCrunch ha sbagliato, pubblicando materiale rubato e violando l’etica professionale.

Accuse che ad Arrington non sono andate giù: in un post scritto per commentare l’intera vicenda e chiarire le posizioni di TechCrunch, Arrington spiega che, nonostante sia consapevole che in molti possano biasimare la pubblicazione delle informazioni, la sua scelta editoriale non fa altro che allinearsi all’intera storia del raccontare le notizie: “In questo caso, il materiale ce lo siamo ritrovati nella inbox, quindi lo consideriamo un atteggiamento corretto. Inoltre, eravamo ben consapevoli che tale materiale sarebbe stato pubblicato a livello globale indipendentemente da quelle che sarebbero state le nostre scelte”. “Quindi abbiamo deciso di eliminare le informazioni più sensibili o che in qualche modo avrebbero potuto danneggiare qualcuno – chiarisce Arrington – pubblicando solo quello che abbiamo ritenuto essere valido ai fini informativi”.

Vincenzo Gentile

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Pubblicato il 17 lug 2009
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