UE, 43 ONG abbatteranno la data retention

UE, 43 ONG abbatteranno la data retention

L'ottimismo è alle stelle: il maxi appello è stato lanciato da organizzazioni di molti diversi paesi europei. Chiedono che la Corte di Giustizia cancelli una delle direttive più contestate di tutti i tempi. I dettagli
L'ottimismo è alle stelle: il maxi appello è stato lanciato da organizzazioni di molti diversi paesi europei. Chiedono che la Corte di Giustizia cancelli una delle direttive più contestate di tutti i tempi. I dettagli

No, la registrazione di massa di tutti i dati delle comunicazioni dei cittadini europei non piace, è anzi un danno gravissimo, un vulnus che colpisce i diritti dell’individuo e che pregiudica il corretto e aperto sviluppo della Società dell’Informazione. C’è questo e molto altro nella richiesta di annullamento della direttiva europea sulla data retention trasmessa alla Corte di Giustizia da 43 ONG impegnate sul fronte dei diritti civili e sostenute da associazioni professionali di 11 paesi europei.

La lettera firmata per l’Italia tra gli altri da Progetto Winston Smith e ALCEI , fa un riferimento esplicito alla richiesta di annullamento portata avanti dall’Irlanda nel 2006. Secondo i promotori della proposta di annullamento la Direttiva è illegale .

Sostengono infatti che la data retention viola il diritto al rispetto della vita privata e della corrispondenza, la libertà di espressione, e il diritto alla protezione della proprietà privata per i fornitori di accesso.

Quanto introdotto dalla data retention di massa non è solo un abuso, ma una vera e propria “minaccia”, così viene definitiva, senza una contropartita apprezzabile, con benefici “complessivamente minimi”. “Solo in pochi casi – dicono i firmatari – generalmente di importanza secondaria, la data retention può servire a proteggere i diritti individuali. Non è prevedibile un effetto permanente nella riduzione della criminalità”.

Ci sono poi rischi concreti nella vita di ciascuno , quello ad esempio di dover fronteggiare “false incriminazioni” oppure “abusi da parte delle autorità o di privati”.

Tutte ragioni, dunque, che spingono le 43 ONG, sostenute anche da numerosi Internet Service Provider, a chiedere un immediato intervento della Corte di Giustizia.

La mobilitazione in corso rappresenta ad oggi la più rilevante azione di contrasto all’intercettazione di massa voluta dalla UE . Come noto, infatti, la registrazione dei dati delle comunicazioni è considerata dagli organismi europei per la privacy niente più e niente meno che una forma di intercettazione. Come tale, hanno fin qui inutilmente avvertito i Garanti europei, è un tipo di misura che va considerata straordinaria e adottata solo a fronte di specifiche esigenze di indagine nei casi di maggiore gravità, e sempre dietro controllo diretto della magistratura.

Data retention, che in Italia si traduce Decreto Pisanu , significa nella Direttiva europea la conservazione di dati come l’ora di spedizione di un SMS, la localizzazione del cellulare, il numero chiamato nel corso di una telefonata piuttosto che il destinatario, l’ora e l’IP di un messaggio email. Tutti dati che permettono di monitorare la rete di relazioni dell’individuo , valutare quali siano i suoi interessi personali e, nei fatti, trarre conclusioni su dettagli anche intimi della sua vita privata.

Proprio a fronte di questo attentato all’integrità della persona, ricordano i promotori della mobilitazione di questi giorni, in Germania lo Arbeitskreis Vorratsdatenspeicherung , il Gruppo di lavoro sulla Data retention, ha organizzato già l’anno scorso una protesta, riuscendo a catalizzare il supporto di 15mila persone. La Corte Costituzionale federale tedesca lo scorso marzo come ricorderanno i lettori di Punto Informatico ha messo importanti paletti all’azione della data retention.

Secondo il Gruppo di Lavoro tedesco, peraltro, la richiesta di annullamento sarà accolta entro l’anno dalla Corte di Giustizia: se ciò avvenisse si potrebbe immediatamente passare alla “fase 2”, e ottenere nei singoli ordinamenti comunitari l’annullamento delle leggi che recepiscono la Direttiva.

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Pubblicato il 10 apr 2008
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