Un telefono Google per gli homeless

Un telefono Google per gli homeless

Offrirà gratuitamente i servizi Grand Central. Perché i senzatetto possano tornare ad inserirsi nel tessuto sociale, comunicando
Offrirà gratuitamente i servizi Grand Central. Perché i senzatetto possano tornare ad inserirsi nel tessuto sociale, comunicando

Roma – Per chi a San Francisco fa vita di strada, ai senzatetto che, sradicati dal tessuto sociale e privi di qualsiasi ancora che li agganci alla quotidianità, non possono risalire la china e riguadagnarsi una vita ordinaria, Google offrirà un numero di telefono sulla base del quale tornare ad organizzare la propria vita.

Homeless al telefono L’iniziativa di Google, in collaborazione con Project Homeless Connect , si baserà su Grand Central , il servizio di telefonia VoIP che il gigante di Mountain View aveva acquisito per 50 milioni di dollari lo scorso anno. Grand Central, attualmente in beta e alla ricerca di un modello di business, consente di ottenere un numero di telefono personale e permanente che raccolga sotto di sé tutti i numeri di telefono presso i quali l’intestatario può essere contattato. Rifugi per senzatetto, alloggi temporanei, pensioni: ovunque si trovi, il clochard potrà farsi rintracciare ad un unico numero di telefono, con prefisso locale. Potrà controllare la propria voicemail da ogni computer connesso in rete e da ogni telefono, potrà cominciare a ricostruire la propria vita e le proprie relazioni.

La proposta, che rinnova e sistematizza il progetto già avviato con successo nel 2006 , ora si rafforzerà con la collaborazione delle istituzioni che si occupano di prendersi cura e di assistere gli homeless: presso ciascuna delle agenzie verrà offerto gratuitamente ai clochard un numero Grand Central, verranno fornite loro informazioni, nonché la possibilità di consultare le propria casella voicemail e di ricevere telefonate.

Medici, familiari, amici potranno restare in contatto con l’homeless. Il senzatetto potrà cercare lavoro , disponendo ora di un recapito che lo segue ovunque, un recapito univoco e personale. Il reinserimento dei clochard potrebbe cominciare da un numero di telefono: “Crediamo fermamente che la tecnologia possa migliorare le vita degli individui e dell’intera comunità – ha spiegato Craig Walker, dirigente Google – e riconosciamo che l’accesso al telefono e ad una voicemail sia un modo con cui Google possa aiutare gli homeless di San Francisco a rimanere in contatto con le proprie famiglie, con gli amici, con i volontari che si occupano di loro, con potenziali datori di lavoro”. Se dovesse avere successo, il modello verrà esportato anche in altre città americane.

Che la possibilità di comunicare fosse un bisogno primario , era stato osservato anche da altre aziende, tese ad offrire ai senzatetto la possibilità di riguadagnarsi uno spazio nella società, garantendo loro gli strumenti per intessere e mantenere relazioni: da oltre un decennio Community Voice Mail offre lo stesso servizio di Google Grand Central, MFS Intelenet da anni garantisce a persone in difficoltà gli strumenti per comunicare.

Riguardo all’iniziativa di Google, le critiche strisciano in rete: c’è chi discute dell’utilità di offrire un servizio di telefonia piuttosto che beni di prima necessità, c’è chi suggerisce che l’iniziativa benefica sia un mero strumento di marketing. Ma i clochard di San Francisco non sembrano badare alle obiezioni : la possibilità di scambiare qualche parola con i propri cari, avere un’ancora che li riagganci al tessuto sociale “può produrre un cambiamento monumentale nel comportamento di una persona”.

Gaia Bottà

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Pubblicato il
3 mar 2008
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