USA, cracking ai danni del capo dell'intelligence

USA, cracking ai danni del capo dell'intelligence

Dopo il direttore della CIA, anche quello della National Intelligence è stato preso di mira dal sedicente Cracka. Il giovane dice di essere mosso da motivazioni politiche
Dopo il direttore della CIA, anche quello della National Intelligence è stato preso di mira dal sedicente Cracka. Il giovane dice di essere mosso da motivazioni politiche

Secondo quanto riferito alla rubrica Motherboard di Vice , diversi account legati al Director of National Intelligence statunitense James Clapper sono stati compromessi.

Il responsabile si fa chiamare Cracka ed appartiene al gruppo hacktivista “Crackas With Attitude” o CWA: dichiara essere un adolescente ed è già salito agli onori delle cronache lo scorso ottobre , quando ha violato l’account di posta elettronica di John Brennan, direttore della CIA.

Ora racconta le sue scorribande ai danni del direttore della National Intelligence e ipotizza che “ancora non si è accorto dell’essere vittima di hacking”: almeno su questo – tuttavia – la National Intelligence era al passo, tanto che un suo portavoce ha confermato l’intrusione.

Nel caso di Brennan ad essere compromessa era stata una casella di posta elettronica AOL, il cui utilizzo appariva una scelta poco accurata da parte del vertice della CIA, mentre ora bersaglio dello smanettone sarebbero stati una serie di account collegati a Clapper, la sua email personale e l’account Yahoo di sua moglie . Inoltre, Cracka riferisce di aver ottenuto anche il controllo dell’account FiOS Verizon di Clapper e di averne cambiato le impostazioni in modo tale che ogni chiamata verso la sua abitazione venisse reindirizzata al Movimento per la Palestina Libera.

Come nel caso dell’attacco al direttore della CIA, d’altra parte, Cracka ed il gruppo CWA si dichiarano mossi da motivazioni politiche, ovvero il supporto alla causa palestinese.

Il tutto sarebbe stato possibile tramite tecniche di ingegneria sociale con cui il ragazzo sarebbe riuscito a spingere il personale dell’ISP Verizon a fornirgli i dettagli personali del capo dello spionaggio e a resettare grazie ad esse la password dell’account.

L’FBI, nel frattempo, ha aperto sulla questione una propria indagine.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
14 gen 2016
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