USA, garanzia costituzionale sulle password?

USA, garanzia costituzionale sulle password?

Una nuova sentenza conferma la tutela delle password tramite il Quinto Emendamento, mentre un nuovo caso di confisca alle frontiere sembra dimostrare il contrario
Una nuova sentenza conferma la tutela delle password tramite il Quinto Emendamento, mentre un nuovo caso di confisca alle frontiere sembra dimostrare il contrario

La Securities and Exchange Commission (SEC), l’agenzia federale statunitense preposta alla vigilanza della borsa valori, non può costringere un imputato a fornire una password senza violare il Quinto Emendamento . Questo è uno dei cardini del sistema giudiziario a stelle e strisce e stabilisce tra l’altro che “nessuno potrà essere obbligato, in qualsiasi causa penale, a deporre contro se medesimo”.

A stabilire che sarebbe violato dalla richiesta di password da parte di un imputato è stato un giudice federale della Pennsylvania intervenuto sul caso che vede SEC contrapposta a Bonan e Nan Huang, accusati di insider trading: i due avrebbero sfruttato i dati visualizzati nel loro lavoro di analisti per estrapolare l’andamento delle maggiori aziende statunitensi ed investire in quelle in crescita prima dei relativi annunci delle trimestrali.

Il loro ex datore di lavoro, Capital One, ha collaborato con le autorità fornendo i loro computer e telefonini, con i quali lavoravano. Questi, tuttavia, essendo protetti da password conosciute solo dai due imputati, sono ancora inaccessibili alla SEC, che ha quindi ordinato ai due di fornire le relative chiavi d’accesso: Bonan e Nan Huang si sono rifiutati appellandosi al Quinto Emendamento.

Con la sua decisione , ora, il giudice federale si inserisce in una delle questioni più dibattute della giurisprudenza a stelle e strisce e dà ragione ai due imputati, allineandosi sulla posizione già seguita da una parte della giurispudenza a stelle e strisce secondo cui costringere un imputato a fornire la sua password coincide ad una deposizione contro se stesso, in quanto può portare prove per la sua incriminazione.

Al contrario il Department of Justice (DoJ) ritiene di aver il diritto a richiedere determinate password necessarie a sbloccare oggetti sequestrati ed ha dalla sua un’ altra parte della giurisprudenza: essa equipara tale obbligo a quello di produrre determinati documenti richiesti in un processo e si basa sul principio che, se l’accusa già ha dimostrato l’esistenza delle prove, l’imputato non può più appellarsi al Quinto Emendamento.
Allo stesso modo, la richiesta di consegna delle password è al centro di un altro caso ancora in corso: il sindaco della città californiana di Stockton Anthony R. Silva, di ritorno dalla Cina, è stato fermato dagli agenti di frontiera dell’aeroporto di San Francisco, dove gli sono stati confiscati laptop e smartphone. È stato costretto a rivelare le chiavi di accesso, sotto minaccia del fermo ma apparentemente senza mandato, ma promette battaglia: il suo legale sta valutando la liceità della confisca mentre Silva, in attesa della restituzione dei dispositivi, ha dichiarato di “non credere che alcun cittadino americano desideri che una qualsiasi agenzia governativa possa leggere email, messaggi e social media senza un regolare mandato”.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
6 ott 2015
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