USA, prostitute contro Grand Theft Auto

USA, prostitute contro Grand Theft Auto

Il trattamento riservato nel celebre videogame alle prostitute, secondo l'associazione di categoria americana non è tollerabile. Si vogliono coinvolgere i genitori in una battaglia di civiltà
Il trattamento riservato nel celebre videogame alle prostitute, secondo l'associazione di categoria americana non è tollerabile. Si vogliono coinvolgere i genitori in una battaglia di civiltà


Roma – Grand Theft Auto continua ad essere al centro di furiose critiche, ma questa volta la Take2Interactive – la distributrice del noto blockbuster videoludico – dovrà vedersela con l’associazione statunitense delle prostitute .

SWOP , che rappresenta gli interessi delle passeggiatrici, è infatti sul piede di guerra per il trattamento che il gioco riserva alle rappresentazioni elettroniche delle professioniste del sesso. I giocatori di GTA, infatti, possono guadagnare punti – nonché denaro – sia con lo sfruttamento che con la violenza sulle signorine, virtuali, di facili costumi.

L’obiettivo delle attiviste è di coinvolgere le associazioni dei genitori e gli stessi appassionati a boicottare il videogioco. Facendo un chiaro riferimento al documento redatto nel 2001 da David Walsh, fondatore del National Institute on Media and the Family , SWOP ha deciso di sposare la causa anti-GTA. “I bambini sono facilmente suggestionabili dai loro alter ego virtuali, e cercano una piena identificazione. Nei videogiochi violenti il giocatore acquisisce il punto di vista del killer o del violento”, viene citato sul sito ufficiale dell’associazione.

Le attiviste di SWOP, che hanno sottolineato di essere contrarie “a ogni forma di censura”, hanno spiegato che il loro scopo è “informare i genitori dei potenziali pericoli provocati dai giochi violenti sui bambini”. Allo stesso tempo hanno ribadito il loro interesse nel promuovere i diritti delle professioniste del sesso, anche contro la rappresentazione della violenza nei loro confronti.

Insomma, GTA da una parte è entrato nell’olimpo dei videogiochi più apprezzati dalla comunità di appassionati, dall’altra ha attirato le critiche delle associazioni dei genitori e della politica. Negli Stati Uniti è stato vietato ai minori, in Australia è stato dichiarato fuorilegge per poi essere salvato in extremis… Un putiferio, insomma, che ha visto come epilogo la presa di posizione di Hillary Clinton , coinvolta in prima persona nella “sponsorizzazione” di una nuova legge che vieta la vendita dei videogiochi violenti ai minori di 17 anni, istituisce un nuovo ente di rating e dà poteri di supervisione alla Federal Trade Commission .

Dario d’Elia

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Pubblicato il 16 feb 2006
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