USA, restrizioni per la NSA

USA, restrizioni per la NSA

La Casa Bianca al lavoro per riformare i poteri dello spionaggio a stelle e strisce: un intervento già in ritardo, che prospetta ancora poche garanzie per i cittadini. Soprattutto per quelli non statunitensi
La Casa Bianca al lavoro per riformare i poteri dello spionaggio a stelle e strisce: un intervento già in ritardo, che prospetta ancora poche garanzie per i cittadini. Soprattutto per quelli non statunitensi

L’Amministrazione Obama, lo rivela un report dell’ Office of the Director of National Intelligence ha deciso di metter mano alla normativa che regola le azioni ed i poteri dell’agenzia di spionaggio National Security Agency (NSA).

Si tratta una risposta alle polemiche sollevate in seguito alla rivelazioni dell’ex contractor Edward Snowden sullo spionaggio di massa condotto dalle spie a stelle e strisce, che tuttavia appare già tardiva: prima Washington si era dimostrata restia a mettere mano alla normativa di settore, poi era stato il Senato USA ad affossare la riforma anti-tecnocontrollo predisposta.

Al centro della questione c’è la Sezione 215 del Patriot Act, la legge approvata sull’onda dell’11 settembre dall’amministrazione Bush, che rende possibile le attività di spionaggio di massa da parte dei servizi segreti a stelle e strisce.
Nella prima riforma Obama tale possibilità sarebbe stata in ogni caso prevista, ma incastonata in un impianto normativo previsto dal cosiddetto Freedom Act, maggiormente rispettoso dei diritti civili e della privacy dei cittadini USA e basato sul rispetto del principio per cui l’accesso alle comunicazioni telefoniche da parte dell’intelligence possa avvenire solo nei casi in cui un giudice terzo abbia fornito opportuna autorizzazione in tal senso.

Oltre a questo il Freedom Act negava la possibilità da parte delle autorità di raccogliere una grande mole di informazioni da un determinato service provider o da una generica zona geografica, aumentava i poteri di controllo della Foreign Intelligence Surveillance Court ( FISA ) – l’organo di tutela sulle intercettazioni dell’intelligence all’interno dei confini USA – e limitava la raccolta di prove ai casi ove vi fosse un ragionevole sospetto che “un determinato termine specifico” fosse associato con il terrorismo internazionale.

A questi tentativi di intervento, nel frattempo, si è aggiunta la fretta da parte delle autorità: i poteri concessi alla sorveglianza USA scadono in teoria il prossimo primo giugno. Senza uno specifico intervento, tuttavia, non è chiaro se le autorità non potranno più ottenere in alcun modo una vasta gamma di informazioni necessarie alle loro azioni o se potranno continuare ad operare nel vuoto legislativo: una zona grigia in cui tra l’altro si muovono agevolmente, come dimostrato per esempio dallo scandalo LOVEINT che ha visto diversi membri della NSA abusare delle tecnologie e dei poteri del proprio ruolo per tenere traccia dei propri ex partner.

Nella nuova versione dell’intervento dell’amministrazione Obama vi sono interventi più circoscritti per rafforzare le protezioni alla privacy dei cittadini statunitensi e agli stranieri rispetto alla raccolta di informazioni da parte dell’intelligence a stelle e strisce: troppo poco, ancora, secondo i gruppi che si battono per i diritti digitali dei cittadini come EFF, e secondo gli osservatori.

In particolare non sarà più possibile tenere nascoste per almeno tre anni le richieste di accesso effettuate dalle autorità a tutti i dati degli utenti delle aziende della Rete e le agenzie di sicurezza dovranno cancellare i dati non relativi alle loro indagini.

Limiti sono previsti , inoltre, per l’accesso delle autorità alle email ed alle chiamate effettuate senza mandato in base alla Section 702 del Foreign Intelligence Surveillance Act : ora NSA e CIA devono giustificare ogni azione dimostrando specificatamente che serve per precisi fini di intelligence estera .

Infine, nel nuovo intervento gli standard relativi alla privacy dei cittadini stranieri non sono ancora equiparabili a quelli garantiti ai cittadini a stelle e strisce: se prima non esistevano regolamentazioni, però, anche i dati dei non americani raccolti potranno ora essere conservati per un massimo di cinque anni a meno di giustificazioni di interesse nazionale specifiche .

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
5 feb 2015
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