USA, richieste di sblocco a bizzeffe

USA, richieste di sblocco a bizzeffe

ACLU fa chiarezza delle richieste delle autorità basate sull'All Writs Act, che hanno coinvolto anche Google nello sblocco di terminali Android. La soluzione tecnica adottata dall'FBI per accedere all'iPhone del killer di San Bernardino supporterà anche un procuratore dell'Arkansas
ACLU fa chiarezza delle richieste delle autorità basate sull'All Writs Act, che hanno coinvolto anche Google nello sblocco di terminali Android. La soluzione tecnica adottata dall'FBI per accedere all'iPhone del killer di San Bernardino supporterà anche un procuratore dell'Arkansas

La soluzione tecnica con cui l’FBI è riuscita a violare il dispositivo del killer di San Bernardino per accedere ai dati sembra funzionare anche su altri dispositivi e le autorità hanno tutta l’intenzione di utilizzarla per superare le misure di sicurezza predisposte dai produttori.

Solo nei giorni scorsi l’FBI ha annunciato la chiusura del caso contro Apple con il quale si chiedeva a Cupertino di collaborare al superamento delle protezioni a presidio del terminale al centro delle indagini. Il caso, aperto nel mese di febbraio , era incentrato sul fatto che l’FBI non avesse strumenti adeguati a forzare le protezioni disposte Apple: sulla base dell’ All Writs Act , una normativa del 1789 che dà ai tribunali il potere di emettere ordini per rendere esecutivi decisioni di altre autorità, era stata formulata un’ingiunzione con la quale si imponeva a Cupertino di collaborare per sviluppare del codice per permettere agli inquirenti di crackare l’iPhone 5C di uno dei responsabili della strage di San Bernardino e così indagare sulle sue intenzioni terroristiche.

Si tratterebbe di una pratica legale ampiamente sfruttata dagli agenti dell’FBI nei casi con al centro dispositivi da decriptare: tra iOS e Android, il Bureau – secondo lo studio condotto da American Civil Liberties Union avrebbe sfruttato il potere dell’ All Writs Act per richiedere collaborazione nello sblocco di altri 63 dispositivi dal 2010 (14 solo in California, 12 a New York e cinque in Illinois). Di questi non si sa quanti si siano effettivamente trasformati in ordini esecutivi, ma sembra che nella maggior parte dei casi i produttori abbiano accettato di collaborare volontariamente.

Google , che è stata chiamata in causa in almeno nove ordinanze , ha riferito di aver analizzato attentamente ogni caso, per verificare che la normativa fosse rispettata sia alla lettera che nello spirito: ha inoltre specificato di non aver mai ricevuto un ordine, come quello del caso di San Bernardino, con cui le si chiedeva di creare un software ad hoc.

E stato dunque questo tipo di richiesta basata sull’ All Writs Act , e la conseguente opposizione presentata da Apple, a portare all’apertura di un vero e proprio dibattito pubblico sulla questione, che non si è certo chiuso con la scoperta da parte delle autorità di un’alternativa per fare a meno della collaborazione di Apple.

A quanto pare l’hack sfruttato dall’FBI ha superato l’esame andando anche oltre ad un impiego limitato ad iPhone 5C : le autorità, però, hanno riferito che non hanno intenzione di condividere neanche con Apple informazioni su di esso, certamente per impedire che questa ponga rimedio alla vulnerabilità sfruttata.
Si tratterebbe infatti di un metodo consolidato che può essere utilizzato dalle autorità anche in casi simili con diversi dispositivi : nei giorni scorsi ha per esempio garantito alle autorità dell’Arkansas la possibilità di accedere ai dati ospitati su un iPhone e un iPod di due adolescenti sospettati di un doppio omicidio.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
31 mar 2016
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