USA, se un post vale un lavoro

USA, se un post vale un lavoro

FTC ha autorizzato le aziende a indagare sui profili social dei potenziali dipendenti per ottenere informazioni aggiuntive sulle loro vite. Ma si teme che simili criteri di selezione possano penalizzare i candidati
FTC ha autorizzato le aziende a indagare sui profili social dei potenziali dipendenti per ottenere informazioni aggiuntive sulle loro vite. Ma si teme che simili criteri di selezione possano penalizzare i candidati

Usare Facebook sul posto di lavoro, è noto , potrebbe procurare qualche problema per i dipendenti, soprattutto se ci si lascia andare a commenti sui propri colleghi o capi. Ma l’influenza dei social network potrebbe arrivare a definire le sorti di intere carriere professionali. La Federal Trade Commission (FTC) statunitense ha autorizzato la startup Now Social Intelligence Corp. , impegnata nella ricerca di informazioni personali via social media per conto delle aziende, a proseguire la propria attività, rilevando che si tratta di attività compatibili con il Fair Credit Reporting Act .

Che succederà, dunque, se i potenziali datori di lavoro riusciranno a risalire a fotografie che documentano dettagli della vita privata dei potenziali assunti e che, magari, sono state messe online senza che i diretti interessati ne fossero al corrente? Ciò che desta più preoccupazione nella decisione di FTC è l’arco temporale entro il quale gli “ispettori” aziendali potranno muoversi: 7 anni . Ciò significa che una ricerca sui contenuti pubblicati su Facebook, Twitter, Flickr e blog, risalenti anche a 5, 6, fino a 7 anni prima, potrebbe rappresentare un criterio di selezione durante il colloquio di lavoro.

Geoffrey Andrews, COO Social Intelligence , tiene a precisare che i dettagli rintracciati e considerati negativi sono mantenuti nei file personali, ma non vengono riutilizzati se a eseguire la ricerca è un nuovo datore di lavoro. “Anche se immagazziniamo informazioni fino a 7 anni – spiega Andrews – non le riutilizziamo per i nuovi report. Per il nostro regolamento e gli obblighi sanciti dal Fair Credit Reporting Act , stiliamo i nuovi report sulla base di una nuova ricerca, così da assicurare le più accurate e aggiornate informazioni. Archiviamo dati per mantenere una catena di tracce che sia verificabile nel caso le informazioni fossero richieste per ragioni legali”.

Sono numerosi gli osservatori a notare quanto sia discutibile l’attendibilità dei profili personali registrati sui network sociali come criterio di selezione sul posto di lavoro. Esistono persone che lavorano duro e che, allo stesso tempo, amano divertirsi anche in modo sfrenato. L’ultima parola, dunque, spetterà all’acume e all’attenzione che i manager adotteranno nel giudicare le immagini prelevate da un album di Facebook.

Cristina Sciannamblo

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Pubblicato il
24 giu 2011
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