USA, un CD per lo sharing consapevole

USA, un CD per lo sharing consapevole

L'ex-cheerleader statunitense Whitney Harper risarcirà RIAA con quasi 30mila dollari. Gli avvertimenti sulle violazioni stampati sui supporti fisici annullerebbero l'attenuante dell'inconsapevolezza
L'ex-cheerleader statunitense Whitney Harper risarcirà RIAA con quasi 30mila dollari. Gli avvertimenti sulle violazioni stampati sui supporti fisici annullerebbero l'attenuante dell'inconsapevolezza

Non potrà più godere dell’attenuante dell’inconsapevolezza. L’ ex-cheerleader statunitense Whitney Harper pagherà per i 37 brani musicali scaricati illegalmente a mezzo Kazaa. E sarà un conto significativamente più salato rispetto a quello presentato in precedenza: 750 dollari a canzone, per una cifra complessiva pari a quasi 28mila dollari (20mila euro circa).

Non un finale felice per la oggi ventiduenne studentessa universitaria Whitney Harper. La stessa Whitney Harper che aveva vessato l’industria del copyright , così come dichiarato nel 2008 dalla Recording Industry Association of America (RIAA). La stessa ragazza che tra i 14 e i 16 anni aveva condiviso a mezzo P2P un pugno di canzoni in violazione delle leggi statunitensi sul diritto d’autore.

Ma che non aveva idea del fatto che le sue attività online potessero portarla tra le aule di un tribunale, contro le sorelle del disco, da Warner a Sony. Un giudice a stelle e strisce le aveva così garantito l’attenuante dell’inconsapevolezza: Whitney Harper era giovane e soprattutto disinformata, non aveva idea che il file sharing potesse violare la legge.

Whitney Harper avrebbe dovuto pagare all’industria della musica una cifra scontata , pari a 200 dollari per ogni brano scaricato. Ma i legali della sua famiglia volevano andare avanti, cercando di dimostrare alla corte che non era avvenuta nessuna effettiva distribuzione delle canzoni. Obbligando in sostanza RIAA a dimostrare che l’atto di condivisione si fosse tradotto in un trasferimento reale di contenuti.

Ma un panel di giudici d’appello statunitensi ha ora stabilito che la ragazza non possa giustificarsi con l’inconsapevolezza. Dal momento che avrebbe certamente avuto accesso ai supporti fisici contenenti un avviso stampato che l’avvertiva circa lo scarso livello di legalità delle attività di violazione del copyright. A nulla sembra dunque servito un piccolo dettaglio: che Whitney Harper abbia dichiarato ai giudici che tutti e 37 i brani provenissero dalla Rete e non da un compact disc.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il
3 mar 2010
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